ROMA Ticket sanitari, primi passi verso la revisione. Per arrivare, come ha annunciato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ad una possibile abolizione. In arrivo, dunque, l'ennesima riforma per la tassa su esami, analisi e visite mediche introdotta nel 1982.
LA TRATTATIVA Mercoledì, dopodomani, appuntamento tra il ministro e le Regioni. Avvio delle trattative. Obiettivo: tutela delle fasce deboli della popolazione. Quei 12 milioni di italiani che, secondo l'ultimo rapporto del Banco Farmaceutico (ente assistenziale che dà medicine a chi non se lo può permettere) nel 2016 hanno dovuto limitare il numero degli accertamenti per motivi economici. In un anno le richieste di aiuto per le cure al Banco sono aumentate dell'8,6%. Le visite specialistiche ambulatori Asl e ospedali hanno subìto un calo del 10% negli ultimi due anni.
LE RISORSE Tre le ipotesi sul tavolo: la revisione della compartecipazione in base ai componenti della famiglia o alla condizione lavorativa (disoccupazione), il recupero di sprechi, senza tagli, accompagnato da una migliore applicazione della spending review oppure vincolare le risorse per le famiglie numerose, gli anziani fragili, gli invalidi.
La settimana scorsa è stata avviata, in tutta Italia, la petizione popolare per l'abolizione del ticket. Che incidono per tre miliardi di euro sui 113 del fondo sanitario. Un cifra considerata bassa dalla casse dello Stato ma importante come l'ossigeno nelle Regioni dove la compartecipazione permette di organizzare i servizi base. Senza la tassa, dicono gli amministratori in difficoltà, potrebbero essere necessari dei tagli. Lo squilibrio tra le diverse realtà regionali ha sicuramente portato ad un forte gettito da parte di alcune come la Valle d'Aosta e un magro gettito da altre come la Sicilia. Cifre che, per le famiglie, vogliono dire 50 euro a persona in Valle d'Aosta, 40 nel Lazio, 36 in Toscana 10 in Campania e 9 in Sicilia. La media nazionale è di 23 euro a testa. Come documenta il rapporto Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari.
LE ESENZIONI Circa 1,4 i miliardi di euro sborsati dagli italiani nel 2015 per i ticket. Cifra alla quale vanno aggiunti gli 1,1 miliardi pagati per l'intramoenia.
Qualunque strada decidano di seguire durante l'incontro di mercoledì certo è che le esenzioni dovranno essere messe sotto la lente. Proprio in questi giorni, nella maggior parte delle Regioni, stanno scadendo le autocertificazioni per reddito. Questo significa che coloro che nel 2016 avevano presentato l'autocertificazione ora sono invitati a verificare la correttezza della nuova posizione economica, che è stata assegnata, invece, in base all'incrocio dei dati con l'Agenzia delle entrate.
L'ipotesi è che le regioni del Sud si trovino zavorrate dalle esenzioni che sono per patologia, invalidità o reddito-età. Riguardano chi ha meno di 6 anni o più di 65 e un reddito familiare sotto i 36mila euro all'anno. In alcune zone del Sud circa l'80% di coloro che si rivolgono al servizio sanitario hanno un certificato di esenzione.
I PREZZI La Campania incassa circa 56 milioni di euro l'anno dalla piccola tassa su visite ed analisi mentre l'Emilia Romagna, che ha un milione di abitanti in meno, conta su un ticket di 159 milioni annui.
«Togliere tre miliardi al fondo sanitario - sono le parole di Antonio Saitta coordinatore degli assessori regionali alla Sanità - potrebbe rappresentare un problema. Vorrebbe dire dover ridurre l'attività nell'ambito dello stesso fondo per la sanità. Importante è arrivare ad una omogenizzazione del sistema su tutto il territorio nazionale. I ticket sugli esami diagnostici sono alti e questo porta ad una concorrenza del privato che offre prezzi sempre più bassi. E un punto sul quale dobbiamo intervenire presto».