ROMA Niente aumenti delle accise sulla benzina. E nemmeno ritocchi alle aliquote Iva. Le uniche tasse che il governo è pronto a ritoccare verso l'alto con la manovrina correttiva da 3,4 miliardi che sarà approvata la prossima settimana, riguarderanno il vizio. Il prelievo salirà per il fumo e per i giochi. In che modo non è ancora stato deciso definitivamente. Le soluzioni tecniche sul tavolo del ministero dell'Economia sono diverse, ma nel complesso l'operazione dovrebbe consentire di recuperare circa 400 milioni di euro. Sul fronte delle sigarette la via più immediata sarebbe quella di alzare l'asticella dell'accisa, che oggi è fissata al 58,7%. Ogni decimale di punto vale circa 20 milioni di euro. Il governo vorrebbe recuperare dal settore un maggior gettito di almeno 100 milioni.
LA LEVA Questo significa che, se si volesse utilizzare questa leva, l'incremento dovrebbe essere almeno dello 0,5%. Tuttavia non è un'operazione semplice. È molto probabile infatti, che il ritocco della tassa sul fumo si ripercuota sul prezzo delle sigarette, che potrebbe aumentare di 20-30 centesimi al pacchetto, determinando una riduzione dei consumi e, in definitiva, dello stesso gettito per le casse dello Stato. All'attenzione del ministero dell'Economia c'è anche un'altra proposta che permetterebbe di recuperare i 100 milioni di euro dal settore fumo: la riforma della tassazione delle sigarette elettroniche, le e-cig. Il meccanismo introdotto ormai quasi tre anni fa, non ha dato i risultati sperati, visto che gli incassi sono rimasti praticamente irrisori, circa 5 milioni l'anno, facendo oltretutto spostare gli acquisti all'estero tramite internet. La proposta che il Tesoro starebbe esaminando prevede, invece, una tassazione parametrata alla quantità di nicotina contenuta nei liquidi.
L'altro capitolo sul quale il governo si sta concentrando, è quello dei giochi, dal quale si vorrebbero ricavare 300 milioni di euro. Anche in questo caso la strada più semplice sarebbe l'aumento del cosiddetto Preu, il prelievo unico erariale, la tassa applicata sulla raccolta delle slot machine e delle videolotteries. Aumentando di un punto l'aliquota sulle prime e di mezzo punto quella sulle seconde, si recupererebbero 200 milioni. Altrettanti se ne potrebbero recuperare facendo salire dal 6% al 12,5% la cosiddetta tassa sulla fortuna, il prelievo applicato su tutte le vincite al di sopra dei 500 euro e al gioco del Lotto. Anche in questo caso, però, il rischio è che continuando al far salire il prelievo le giocate si riducano e con loro gli incassi per lo Stato. Il grosso delle entrate, comunque, sarà iscritto alla voce «split payment», il meccanismo anti elusivo per cui a trattenere l'Iva è direttamente lo Stato. La misura, già in vigore, sarà allargata alle società pubbliche e a nuovi settori merceologici e dovrebbe consentire, secondo le stime del Tesoro, di recuperare 1,3-1,4 miliardi di euro. Un altro miliardo dovrebbe invece arrivare da tagli semi lineari alla spesa dei ministeri. Ma anche in questo modo mancherebbero all'appello altri 400-500 milioni.
LA REVISIONE Una delle possibilità sarebbe quella di avviare un primo intervento sulle tax expenditures, le detrazioni fiscali che erodono la base imponibile. Difficile però, ottenere cifre elevate senza toccare quelle politicamente più sensibili, come gli sconti fiscali sul lavoro, sulle pensioni, sui mutui o sull'autotrasporto. Sul fronte del fattibile, ma del politicamente delicato, ci sarebbe anche l'ipotesi di un azzeramento del bonus per i diciottenni voluto dal governo Renzi ma non ancora attuato. Consentirebbe di recuperare circa 400 milioni di euro. Qualche dettaglio in più potrebbe emergere dall'incontro di oggi del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan con il gruppo parlamentare alla Camera del Pd. Ieri, parlando ad un convegno alla Luiss, il ministro ha voluto sottolineare che il processo di riforma non si è «afflosciato». Anzi. «Le riforme», ha detto, «non si sono fermate e il governo si appresta a rilanciarle con il Def. Alcune», ha spiegato il ministro, «le rilanciamo perché servono e perché sono omogenee alle indicazioni Ue». Padoan ha anche aggiunto che il sentiero è stretto ma che «i problemi in Italia non si risolvono con le scorciatoie».