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Data: 06/04/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
L'Aquila 8 anni dopo - L'Aquila, il coraggio di restare. La popolazione che resiste pochi hanno lasciato la città. Meno gente alla fiaccolata «Iniziativa da ripensare»

L'AQUILA Uno degli aspetti centrali per la rinascita dell'Aquila e del suo territorio è certamente quello demografico. Senza la consistenza della popolazione qualsiasi tipo di politica di sviluppo incontrerebbe ostacoli pressoché insormontabili. La buona notizia, sotto questo punto di vista, è che i numeri riescono a infondere una certa fiducia, probabilmente persino insperata vista la gravità della situazione. Il calo di residenti c'è stato, ma fino ad ora è stato contenuto. E anche laddove i flussi non sono immediatamente decrittabili a causa delle norme post terremoto (il mantenimento della residenza è conditio sine qua non per l'ottenimento della provvidenze) arriva in soccorso l'analisi sui dati delle iscrizioni a scuola. Un approfondimento molto dettagliato del Cresa, il Centro studi di ricerche economiche della Regione, condotto con grande puntualità dal ricercatore Alberto Bazzucchi, è partito da un assunto di base: se ci sono gli studenti allora ci sono anche le famiglie. E anche in questo il quadro che emerge sembra essere piuttosto confortante. Insomma: il tanto temuto spopolamento fino a questo momento non c'è stato, ma ancora non si può cantare vittoria, anche alla luce degli effetti della nuova crisi sismica cominciata il 24 agosto dello scorso anno e proseguita il 18 gennaio con le tremende scosse dell'alta valle dell'Aterno.
I DETTAGLI
Intanto la popolazione: i dati forniti dal Sed, il servizio elaborazione dati del Comune, dicono che al 31 dicembre scorso i residenti erano 70.304 (34.338 maschi e 35.966 femmine) rispetto ai 72.690 al 6 aprile del 2009, con un calo del 3,2% che corrisponde a 2.327 unità. Numeri che sono il risultato di una diminuzione progressiva: al 31 dicembre del 2009 i residenti erano 72.185, poi nel 2010 72.120, nel 2011 72.098, nel 2012 71.799, nel 2013 71.342, nel 2014 70.760 e nel 2015 70.363. Andando indietro nel tempo, il Cresa ha verificato che negli ultimi trent'anni la popolazione del comune dell'Aquila ha mostrato una modesta ma progressiva tendenza crescente. Si è passati da una media di circa 67 mila unità negli anni '80 e '90 ai circa 69 mila del 2000, fino a raggiungere la massima espansione demografica di recente, attorno ai 70 mila abitanti. Il fenomeno più importante avvenuto nel corso degli anni 2000 è il rafforzamento della componente straniera che ha contribuito non tanto a mitigare lo spopolamento del centro, quanto piuttosto a rallentare il processo di invecchiamento. Nel decennio 2004-2014 L'Aquila ha perso 3.600 residenti con meno di 44 anni, ma ne avrebbe persi duemila in più senza l'apporto degli stranieri immigrati.
I FLUSSI
Sempre dai dati del Sed, si evince qual è la dinamica: se nascite e morti sono rimaste pressoché costanti nel loro saldo negativo (intorno a 600 le prime, tra le 600 e le 700 le seconde), il numero dei residenti è stato molto influenzato dai flussi migratori. In particolare tra il 2012 e il 2013 sono entrate in città 8.169 persone, a fronte di un'uscita di 3.869. E' facilmente ipotizzabile che questa statistica sia stata fortemente influenzata dalla ricostruzione e dall'arrivo delle relative maestranze negli anni in cui il processo ha preso forma. Nell'ultimo anno, il 2016, il saldo è pressoché pari a zero: 1.639 immigrati e 1.655 emigrati.
GLI ALUNNI
Come già detto dalle iscrizioni scolastiche è possibile trarre indicazioni importanti. Dall'anno 2008/2009 al 2015/2016, nella nostra regione si è verificato un calo complessivo di quasi il 2%, circa 3.500 unità (dato nazionale +1,2%). Alla provincia aquilana sono attribuibili quasi due terzi dell'intera diminuzione (circa 2.200 studenti). Nel 2008/2009 le scuole statali aquilane facevano registrare 11.187 iscritti; nel 2015/2016 sono diventati 10.813. Nell'anno scolastico in corso questo dato è rimasto pressoché inalterato. La flessione post sisma è stata considerevole, ma forse contenuta rispetto alle previsioni. Dal 2011/2012 (punto minimo con oltre 900 iscritti in meno) è cominciata una progressiva risalita e oggi i numeri sono quasi quelli che si registravano il 6 aprile 2009. Dividendo per ordine e gradi, nelle scuole dell'infanzia ci sono oggi 1.500 iscritti (1.900 con le paritarie), con una dinamica in crescita che ha permesso di superare i livelli pre terremoto; gli alunni della primarie sono 2.700 nelle statali e 320 nelle paritarie. Rispetto al 2008 il numero è inferiore di 170 unità (-5%). Alle medie la situazione peggiore: nell'anno 15-16 gli studenti erano 1.870, ridotti di 344 unità rispetto al 2008 (-16%). Un calo associabile a una riduzione dei residenti tra 11 e 13 anni pari al 7,4%. Per quanto riguarda le superiori, perdura una situazione stazionaria fin dal 2012/2013: 4.769 studenti nelle statali, con un calo dello 0,4% rispetto al 2008.

Meno gente alla fiaccolata «Iniziativa da ripensare»

L'AQUILA Ci sono le mamme della Terra dei fuochi. Ci sono gli sfollati di Amatrice che sono in lotta per la ricostruzione. Ci sono i familiari delle vittime di Viareggio. C'è il governo, addirittura con un ministro e un sottosegretario. Ci sono tanti politici. Ma non c'è, forse, chi conta di più: L'Aquila. L'abbraccio della città ai suoi 309 angeli è sempre meno partecipato. Lo si tocca con mano, è ormai un'evidenza. Tanto che bisogna attendere fino alle 23 per accendere le fiaccole e far partire il corteo della memoria, del dolore, del ricordo. Lo dicono gli stessi familiari: forse questo momento andrà ripensato. La città pare come assopita, sembra scacciare il pensiero di quella notte, probabilmente ancora attanagliata da problemi e paure. Di certo la coralità dei primi anni sembra svanita. Per carità, chi è qui lo fa con tutto il cuore e la partecipazione possibili. Vedere gli striscioni ormai dolorosamente conosciuti («E' triste leggere negli occhi di mamma e papà la certezza che neanche stasera tornerò a casa») o scorrere l'elenco delle 309 vittime a caratteri rossi stampati su un lenzuolo bianco apre i soliti squarci nell'anima. Ci sono i volti dei ragazzi strappati alla vita troppo presto. Sergio Bianchi, il papà di Nicola, morto ad appena 22 anni, dice che «la prescrizione ha sotterrato la domanda di giustizia». Nei loro occhi, negli occhi dei genitori delle vittime dell'Aquila, sembra essere svanita la voglia di lottare che invece anima gli sfollati di Amatrice: «La nostra presenza è fondamentale perché gli aquilani hanno vissuto prima di noi la tragedia e sono state le prime persone a darci una mano. Oggi siamo vicini a loro e combattiamo per cercare di cambiare un sistema che non sta funzionando» dice Simona Paoletti. Antonietta Centofanti, del comitato dei familiari delle vittime, dice che «forse bisogna trovare un altro modo» per onorare questa giornata. «La rete è cresciuta aggiunge ma abbiamo fatto un incontro sulla sicurezza, a tutto campo, e mi sarei aspettata una risposta diversa». Ci sono anche alcuni primi cittadini del Cratere. C'è, per esempio, il vice sindaco di Arquata del Tronto, Michele Franchi: «Ci accomuna un triste ricordo, ma vogliamo ripartire come hanno fatto gli aquilani».
LE ISTITUZIONI
La presenza delle istituzioni è massiccia. Il ministro Claudio De Vincenti ribadisce la vicinanza del governo: «Negli ultimi tre anni abbiamo messo sulla ricostruzione 13 miliardi di euro. Il 77 per cento delle famiglie è rientrato. Prevediamo di completare il centro storico entro il 2020. La ricostruzione pubblica è al 50 per cento, bisogna accelerare». Il sottosegretario Paola De Micheli gli fa eco: «I risultati sono positivi. La ricostruzione è partita, abbiamo aperto 2000 cantieri, è un segnale importante. Dobbiamo sistemare alcune cose ancora: in particolare le scuole, che affronteremo nel prossimo decreto». Il governatore Luciano D'Alfonso benedice gli ultimi provvedimenti: «Meritano un dieci, per la lode aspettiamo la misura sulla zona franca. L'Aquila sarà una delle cinque città più belle d'Italia». Il presidente dell'assise civica regionale, Giuseppe Di Pangrazio, auspica che questo momento «non sia più solo un raccoglimento, ma diventi soprattutto una proiezione sul futuro». La senatrice Stefania Pezzopane dice che «le ultime scosse hanno riprodotto il meccanismo della paura: ci rende insicuri, affievolisce la speranza. Ma noi non possiamo abbandonare né speranza né fiducia, c'è bisogno di un cambiamento forte». Il vice di D'Alfonso, Giovanni Lolli, quasi si sfoga: «Il bilancio non è solo nel segno dell'ottimismo. Mi sento personalmente responsabile di non aver fatto forse tutto ciò che avrei potuto fare, in particolare per le scuole che sono il termometro della situazione. Pensare che un figlio è in un luogo insicuro destabilizza». Il sindaco Massimo Cialente ricorda la desolazione totale dei primi anni: «E' cambiata l'aspettativa: un anno fa sentivo che L'Aquila stava uscendo dal tunnel, oggi il clima è diverso. Il 24 agosto ci ha fatto ripiombare dell'incubo, con la follia della Grandi rischi».

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