ROMA Ha volato solo chi aveva prenotato nelle fasce orarie di garanzia, dalle 7 alle 10 e dalle 18 alle 21. Per il resto quella di ieri è stata una giornata nera per chi aveva in programma di volare con Alitalia sui cieli nazionali o internazionali. Lo sciopero ha visto un'adesione praticamente totale, il 90% dei dipendenti di terra e di aria, dicono i sindacati. I voli cancellati sono stati il 60% dell'operativo e l'azienda ha cercato di minimizzare i disagi riposizionando i passeggeri su altri vettori. Anche domattina - come effetto coda dell'agitazione di 24 ore - altri aerei rimarranno negli hangar. Ma la massiccia adesione allo sciopero era prevista. Di nuovo Alitalia si trova a dover affrontare una durissima vertenza con migliaia di posti di lavoro in bilico, e sacrifici per tutti. Sembra un incubo di quelli che non finiscono mai: ha fallito lo Stato, hanno fallito i privati entrati per salvarla nel 2009 ed è fallito anche il tentativo successivo di risollevare la compagnia con l'arrivo degli arabi. Di nuovo Alitalia è nel pieno dell'occhio del ciclone e non sa se e come riuscirà ad uscirne. In questo scenario l'adesione allo sciopero non poteva che essere altissima. Domani al Ministero dello Sviluppo Economico riprenderà la trattativa a oltranza: obiettivo trovare un accordo entro il 13 aprile. Una deadline dovuta a precise scadenze legate alla manovra finanziaria da 1,9 miliardi necessaria per allontanare lo spettro del commissariamento. Ma nessuno è in grado di sapere se i motori della trattativa avranno abbastanza potenza per decollare.
La preoccupazione dei dipendenti è enorme, e in centinaia hanno voluto renderlo ancora più evidente affollando i presidi e i cortei che ieri hanno bloccato per ore il principale scalo della Capitale. Anche il vescovo della diocesi che comprende il territorio di Fiumicino, Gino Reali, ha voluto portare personalmente la sua solidarietà ai lavoratori. Le parole d'ordine dei sindacati sono chiare: no a un piano industriale che prevede 2037 esuberi, no a tagli agli stipendi tra il 20 e il 30%. No a un piano di lacrime e sangue che non rilancia l'azienda. Che i sacrifici non debbano ricadere solo sui dipendenti, lo pensa anche il governo. E ieri il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti in Parlamento lo ha ribadito, assicurando: «Il governo vigilerà».
GLI AMMORTIZZATORI Finora i vari tavoli tecnici al Ministero non hanno accorciato le distanze tra sindacati e azienda. Ma dall'altro ieri sul tavolo c'è una carta in più: il decreto che autorizza la cassa integrazione straordinaria dal primo marzo 2016 al primo agosto 2017 per 4823 unità contratti di solidarietà su un organico complessivo di 11.462. Inoltre - ha continuato Poletti - «eventualmente il personale potrà essere ammesso alle tutele appositamente previste dal fondo del trasporto aereo al fine di erogare prestazioni integrative degli ammortizzatori sociali previsti dalla normativa vigente e così come previsto dal regolamento del fondo».
Ora bisognerà capire il reale impegno finanziario degli azionisti. Nell'incontro di venerdì scorso a Palazzo Chigi i soci italiani hanno assicurato la loro volontà di sostenere il rilancio della compagnia. E ieri Fabio Cerchiai, presidente di Atlantia, azionista di minoranza di Alitalia, non ha escluso a una partecipazione alla ricapitalizzazione: «Aspettiamo il quadro generale. Se cè un piano industriale e gli azionisti investono, non cè motivo di escludere la nostra partecipazione e il sostegno ad Alitalia».