ROMA Bruxelles aspetta la manovra correttiva dallo 0,2% e spera che le misure siano chiare, credibili e subito attuabili. Solo così prenderà in considerazione quella correzione dei conti che aggiusterà il saldo strutturale fino a portarlo al riparo dal rischio di una procedura per debito eccessivo. Ufficialmente si attende quindi un passo formale del governo, previsto per metà aprile, ma ufficiosamente non si nasconde una certa preoccupazione di fronte ai rischi che la situazione politica da campagna elettorale permanente faccia deragliare le promesse che Padoan ha fatto in Europa. In ogni caso, la fiducia nel Paese continua ad esserci, così come la volontà di aiutare. Ad esempio, spingendo a fare le riforme attese da tempo per risollevare la competitività, problema grande almeno quanto il debito agli occhi dei tecnici europei. L’aiuto Ue, però, in questa fase non riguarda l’anno prossimo. La manovra 2018 non è ancora in discussione, e nemmeno la possibile nuova flessibilità o lo sforzo da fare. Sulla carta, stando agli ultimi dati e alle regole del Patto, la correzione necessaria dovrebbe essere maggiore di 0,5%. Cifra che già in passato il governo italiano aveva criticato perché ostacolo alle politiche pro-crescita. Negoziare quel numero, che vale per tutti i Paesi con l’output gap (la differenza tra il pil, prodotto interno lordo, effettivo e quello potenziale) tornato attorno all’1% del Pil, sarà il passo successivo per l’Italia. Perché non c’è, al momento, nessuna spinta comune a cambiare le regole, tanto che l’Ecofin e l’Eurogruppo di Malta, domani e sabato, non hanno in agenda nemmeno una discussione sulla riforma o semplificazione del Patto: «Sono abbastanza sicuro che i ministri non torneranno sulla intricata questione del Matrix (il calcolo dell’aggiustamento, ndr), anche se alcuni sono diventati esperti sul calcolo dell’output gap», commenta una fonte europea. Nel frattempo il governo continua a tastare il terreno con i partiti della maggioranza per capire come muoversi. Ieri i socialisti hanno consegnato al presidente del Consiglio le proposte del partito. I punti principali sono stati riassunti dal segretario, Nencini: prevedere nuovi voucher per lavori stagionali e piccole occupazioni; nessuna privatizzazione delle ferrovie, i tratti regionali sarebbero penalizzati a danno dei cittadini; maggiore tassazione del gioco d’azzardo; defiscalizzazioni per aziende che assumono; adeguata tassazione per grandi imprese che erogano servizi in italia (dalla Apple a Uber); piano investimenti per la casa: almeno 500 milioni annui per dieci anni.