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Data: 07/04/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Dall'Aquila a Rigopiano l'abbraccio di Mattarella

SULMONA L'inno di Mameli intonato dal tenore Maurizio Pace, vincitore nel 2006 del Premio Caniglia, riempie il teatro e corre con un brivido negli animi dei settecentocinquanta presenti. È un giorno solenne, storico lo definisce il sindaco Annamaria Casini, per Sulmona; perché ad ascoltare e dare forza simbolica a quell'inno c'è la presenza in prima fila del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il «Presidente amico», tornato nel capoluogo peligno a distanza di poco più di tre mesi, dopo il funerale di Fabrizia Di Lorenzo, per rendere omaggio questa volta al poeta Ovidio, che duemila anni fa moriva a Tomi (l'attuale Costanza) lasciando al mondo intero un patrimonio culturale e letterario straordinario. «Non a caso - dice il Presidente - Dante colloca Ovidio al vertice della cultura classica accanto ad Omero, Virgilio, Orazio e Lucano. Una figura che richiama la ricchezza di questa regione e di questa città». È dal patrimonio rappresentato da Ovidio, davanti alla cui statua in piazza XX settembre Mattarella rimane rapito, «così com'è incoronata dalle montagne», che il Presidente trae l'incipit del suo breve ma intenso discorso ai sulmonesi. «Questa non è una giornata di evasione dalla realtà - ammonisce subito dopo Mattarella - perché in questo giorno non può non venire alla mente il terribile terremoto dell'Aquila e le sue vittime, così come quelli che sono seguiti ultimamente in Centro Italia e che hanno toccato da vicino anche l'Abruzzo, una regione che ha attraversato un periodo difficile, anche a causa della straordinaria ondata di maltempo, il cui simbolo di devastazione è nella tragedia di Rigopiano e in quella dell'elicottero caduto a Campo Felice».

LA VITTIMA DEL TERRORISMO Poi il pensiero a Fabrizia Di Lorenzo, a quella ragazza orgoglio della città e del Paese, partita per conquistare il mondo armata di sete di conoscenza e al mondo sottratta dalla mano assassina del terrorismo islamico la sera del 19 dicembre scorso a Berlino. «Queste difficoltà richiamano in maniera vigorosa l'importanza della cultura - torna ad Ovidio il Presidente - senza la quale non vi è la capacità di affrontare i problemi: è la cultura che ci restituisce l'identità su cui costruiamo il nostro futuro. Il nostro Paese è nel mondo visto, apprezzato e amato in larga misura per il suo patrimonio culturale, questa condizione ci rende forti come comunità nazionale anche su altri versanti, come quello dell'economia e del sociale. E Sulmona ha una grande storia che merita un futuro adeguato».

AREE INTERNE MARTORIATE Una chiosa che è anche una risposta all'appello fatto in apertura dal sindaco: «Presidente tenga a cuore questa terra soprattutto per i giovani. Le chiediamo un'alta protezione - ha detto la Casini citando il suo predecessore Alberto Ruggieri che nel 1959, in occasione del Bimillenario della nascita di Ovidio, accolse con queste parole il Presidente Giovanni Gronchi - perché ora come allora questo territorio, le aree interne, sono martoriate dalla crisi».
«Ovidio ci insegna il valore del caos che quando si ricompone nelle metamorfosi ci dà un cambiamento che produce energia - dà coraggio subito dopo il presidente della Regione Luciano D'Alfonso - nel clima culturale della città di Ovidio sono nati altri giganti del pensiero moderno come il giurista Giuseppe Capograssi». Un'energia che Sulmona cerca disperatamente di recuperare per superare uno dei periodi più bui ed economicamente complicati della sua storia recente, «uno sforzo di rinascita - lo definisce Francesco Sabatini, presidente emerito dell'Accademia della Crusca, originario di Introdacqua e cittadino onorario di Sulmona - di cui questa terra, dove nacque la Brigata Maiella, ha dimostrato in passato di essere capace». Ovidio andava fiero delle sue origini, della sua Sulmona, ecco perché la città gli deve molto: in tal senso il convegno internazionale che si è chiuso ieri è solo una tappa di «un percorso iniziato sessanta anni fa con il convegno per il Bimillenario della nascita - ha sottolineato il curatore Paolo Fedeli -, quando la figura del poeta era ancora oscurata dal retaggio della critica romantica che lo voleva troppo intriso di retorica. Invece Ovidio era uno che sfidava la morale e, come abbiamo potuto scoprire in questo convegno, autore di grande modernità, capace di andare oltre i generi e grande ispiratore dell'arte figurativa».

IL PROGRAMMA Dal passato e dalla sua gloria («Pelignae dicar gloria gentis ego» - io sarò considerato la gloria dei Peligni - scriveva Ovidio negli Amores), Sulmona spera di ripartire: l'anno ovidiano, in fondo, è appena iniziato e il convegno internazionale ha già passato il testimone al Certamen Oviadianum, un altro grande appuntamento che da diciotto edizioni tiene alta l'attenzione sull'opera del poeta, coinvolgendo scuole di mezzo mondo (quest'anno i partecipanti sono ottantasei) in un concorso di traduzione e interpretazione di alto livello che servirà a conoscere e far conoscere meglio, ai giovani soprattutto, questo gigante di duemila anni.

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