«La città dalla grande storia merita un futuro adeguato». Sergio Mattarella, massima carica dello Stato italiano, rompe il rigido cerimoniale e sale sul palco del Teatro Caniglia. In cinque minuti parla di identità, cultura e futuro. È un pacato messaggio di fiducia rivolto a Sulmona e all’Abruzzo (l’intervento integrale nella pagina a fianco). Non prima di avere ricordato le vittime del terremoto dell’Aquila nell’ottavo anniversario della catastrofe, i morti di Rigopiano e quelli dell’elicottero del 118, la giovane Fabrizia Di Lorenzo uccisa dalla follia del terrorismo. Proprio con i genitori di Fabrizia, Gaetano Di Lorenzo e Giovanna Frattaroli, il presidente della Repubblica si intrattiene pochi minuti in una stanza del Caniglia per un privatissimo colloquio. BIMBI E REDUCI. Una visita discreta quella di Mattarella a Sulmona per le celebrazioni di Ovidio 2017 nel bimillenario della morte del poeta, cominciata con dieci minuti di passeggiata in piazza XX Settembre per ammirare la statua che omaggia Ovidio e stringere le piccole mani degli alunni delle scuole. Bimbi che urlano il nome di Mattarella, scattano selfie col Presidente, sventolano il tricolore e cantano l’Inno. Quindi l’incontro con un gruppo di reduci della gloriosa Brigata Majella capeggiato da Gilberto Malvestuto e Raffaele Di Pietro e un piccolo tuffo nel passato con Giuseppe Evangelista. Quest’ultimo e Mattarella, negli anni Cinquanta, hanno partecipato a un campeggio nazionale della Gioventù di Azione cattolica a Pescopennataro. Poi l’ingresso del capo dello Stato in un Caniglia gremito dalle autorità abruzzesi per partecipare alla chiusura del Convegno internazionale di studi ovidiani – per tre giorni si sono alternati 27 latinisti – alla presenza dei docenti universitari Andrea Giardina, Paolo Fedeli e Francesco Sabatini. TEMPO DI CERTAMEN. La fine del convegno sancisce l’inizio del Certamen ovidianum. Da stamattina 86 liceali italiani e stranieri partecipano al concorso internazionale di latino, traducendo e commentando un brano tratto dal periodo della relegatio (esilio) a Tomi del poeta dell’amore. L’ABRUZZO IN DONO. Nel foyer del Caniglia il sindaco di Sulmona, Annamaria Casini, dona al capo dello Stato una riedizione dell’antica “Rassegna abruzzese di storia e arte”, opera di Giovanni Pansa e Pietro Piccirilli, storici sulmonesi, per un’edizione curata dal compianto Giuseppe Papponetti. Mattarella si accomoda accanto al presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, e all’assessore regionale Andrea Gerosolimo. Poco più in là le senatrici Paola Pelino e Stefania Pezzopane e il vescovo Angelo Spina. PENSIERO AI GIOVANI. «Il mio pensiero è rivolto alle nuove generazioni, a cui è dedicato questo prestigioso convegno, indirizzando a lei, presidente, la preghiera di avere a cuore e di sostenere politiche e iniziative a favore di questa terra e dei suoi giovani», le parole della Casini, «chiedo, inoltre, alta protezione per la nostra Sulmona e il suo territorio, che oggi ricerca il senso di comunità e il riscatto da un destino di declino. È il 6 aprile e il mio pensiero va alle 309 vittime del terremoto dell’Aquila, tra cui la sulmonese Roberta Zavarella, non dimenticando tutte le altre vittime delle calamità più recenti e del terrorismo. È una giornata straordinaria per Sulmona. Sono orgogliosa di dare il mio saluto al presidente, che con la sua presenza ha donato un entusiasmo tale che spinge me e tutti coloro che credono in questa città a lavorare ancora con più forza, al fine di far leva sulla cultura come risorsa principale e a permettere a questo territorio, martoriato dalla crisi e da gravi problematiche, colpito da eventi sismici, di poter riuscire ad alzare la testa degnamente, come questa città, da un passato glorioso, merita». L’EREDITÀ DI OVIDIO. Quindi il presidente D’Alfonso: «Ovidio ci ha lasciato una grande testimonianza: Sulmo Mihi Patria Est. Per questo Sulmona è la patria di ciascuno di noi. A Sulmona, come in ogni ambiente letterario nel mondo, vogliamo celebrare così la sua magnificenza rivendicando la grandezza del figlio più illustre che ha rappresentato il livello più alto raggiunto dalla poesia classica». Infine il discorso di Mattarella: senza traccia scritta, semplice, toccante, di grande vicinanza alla comunità abruzzese.