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Data: 07/04/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Alitalia, il pressing del governo. Riparte la trattativa per esuberi e stipendi. Poletti: «Non si può caricare tutto sui lavoratori»

ROMA Il governo va in pressing su Alitalia perché il taglio dei costi necessario al rilancio della compagnia non venga scaricato solo sul lavoro. Alla vigilia della ripresa del confronto tra azienda e sindacati sul piano industriale, che riparte oggi con un tavolo che si preannuncia ancora in salita, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, avverte che «non può essere caricato tutto sul costo del lavoro e sul sacrificio dei lavoratori». Parole che rafforzano la posizione dei sindacati che dovrebbero proporre una soluzione che permetta di avere zero esuberi e più tempo per trovare una soluzione. Il costo del lavoro in Alitalia «è una delle componenti ma non è la prima e non è la principale»: bisogna «agire sulle altre componenti», ha ammonito Poletti, ricordando l’impegno del governo e sottolineando la necessità di «dare una prospettiva all’azienda, cercare la strada per dare un futuro alla compagnia». Una strada che al momento appare abbastanza stretta, visto che in cassa la liquidità si sta esaurendo e i soci hanno vincolato il finanziamento del piano all’accordo con i sindacati, che va trovato entro il 13 aprile. Ora inizia la trattativa no stop e i sindacati, forti anche del successo dello sciopero di mercoledì, si preparano a chiedere modifiche al piano. L’ipotesi cui si sta lavorando parte dalla ricognizione fatta nei giorni scorsi sugli ammortizzatori sociali disponibili: la cigs (che può essere chiesta per crisi, ristrutturazione o solidarietà, e da questo dipende poi la modalità di applicazione); la Naspi (ex mobilità), che può essere usata fino ad un massimo di due anni; il ricorso al Fondo di solidarietà del trasporto aereo che con decreto del governo e decisione autonoma può essere aggiunto come integrazione alla mobilità per un periodo di altri due anni. La proposta che i sindacati si preparano a presentare nell’incontro al ministero, punta ad avere «esuberi zero e più tempo per trovare soluzioni», spiega il segretario nazionale della Filt Cgil, Nino Cortorillo: da una parte, permettendo a chi vuole, di uscire dall’azienda; dall’altra, ricorrendo alla cassa integrazione per un certo periodo. In particolare, per quanto riguarda le uscite volontarie, si pensa di aprire questa possibilità a tutti i dipendenti, per avere il numero maggiore di uscite possibile: per loro ci sarebbe la Naspi per due anni, più eventualmente altri due anni di integrazione del Fondo. La cigs, invece, non dovrebbe riguardare tutti ma solo le aree interessate dagli esuberi.

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