Ogni giorno sugli autobus, sui treni delle ferrovie concesse, sulla metropolitana va in scena una sorta di derby in cui le due fazioni si guardano in cagnesco. Da una parte ci sono coloro che pagano regolarmente il biglietto, hanno l'abbonamento, vidimano il ticket. Semplicemente rispettano le regole di un servizio di trasporto pubblico che per quanto malandato e singhiozzante ha un costo tra i più bassi in Europa, appena un euro e cinquanta a corsa. Poi c'è un altro gruppo, molto folto, formato da coloro che il biglietto proprio non lo pagano, se sono sulla metro saltano i tornelli, sui treni si allontanano quando vedono il controllore, sugli autobus la fanno molto spesso franca. I primi mal sopportano - per usare un eufemismo - i secondi, perché se il servizio funziona male, se l'Atac è una delle aziende pubbliche più in difficoltà, al di là degli errori o della cattiva gestione degli ultimi decenni, è anche per colpa di chi ogni giorno viaggia rubando la corsa. Rafforzare i controlli e insegnare ai giovani che è giusto pagare il biglietto, per quanto banale, è l'unica ricetta. Ma forse servirebbe un metodo, tutto da inventare che segnalasse chi sta viaggiando senza biglietto, una lucetta che illuminasse chi non ha pagato. Gli sguardi indignati di chi fa sacrifici per pagare ogni mese l'abbonamento sarebbero sufficienti come deterrente.