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Data: 08/04/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alitalia, alta tensione Tesoro-banche

ROMA E' partita la corsa contro il tempo per salvare Alitalia. Il futuro si gioca in 6 giorni e 6 notti. Perché entro il 13 aprile, data limite, va trovato un accordo con i sindacati sul taglio al costo del lavoro e, soprattutto, sugli esuberi, altrimenti le banche azioniste, Unicredit in testa, lasceranno la compagnia al proprio destino, ovvero ad una lenta agonia finanziaria e quindi al fallimento. Ieri il primo round al ministero dello Sviluppo è servito a mettere sul tavolo i problemi. Da un lato le richieste delle organizzazioni sindacali, dall'altro l'azienda, in mezzo il governo che cerca una difficile mediazione e, sopratutto, i soldi per gli ammortizzatori sociali. Le distanze sono ancora notevoli.
Come è teso il braccio di ferro fra Tesoro e le banche. Unicredit e Intesa Sanpaolo sono infatti pronte a convertire in azioni i vecchi crediti vantati verso la compagnia per circa 1 miliardo. Non solo. Sono anche disponibili a convertire, sempre in azioni, i crediti recenti per circa 150 milioni oltre a partecipare al «cuscinetto» di 400 milioni (200 milioni di competenza di Etihad) per dare sicurezza finanziaria qualora il piano industriale dovesse tardare a dare frutti. Oltre a ciò sono pronte a fornire nuova finanza. Epperò chiedono che su questi nuovi finanziamenti ci sia la garanzia della Cdp. Dal Tesoro al momento non è arrivata alcuna seria risposta. Per di più sembra che Mps, ormai a un passo dalla nazionalizzazione, si stia sfilando dal pool bancario che assiste Alitalia. Si ricorda, peraltro, che fu il ministro Carlo Calenda ad affermare per primo che lo Stato non avrebbe partecipato in alcun mondo al rifinanziamento della compagnia. Ebbene, questa latitanza sta introducendo nuovi elementi di tensione. Al punto che ieri, riferiscono fonti sindacali, è dovuto intervenire in veste di mediatore Luca di Montezemolo per evitare che i rappresentanti di Unicredit abbandonassero il tavolo.
«La situazione è piuttosto complicata», ha del resto confermato il presidente esecutivo in pectore di Alitalia, Luigi Gubitosi, dopo un mini vertice con il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, il quale ha chiesto al vettore di migliorare il piano industriale, coinvolgendo nei tagli di stipendio anche il top management e aumentando gli investimenti. Il governo, assicura il ministro, da parte sua «metterà un campo tutto ciò che ha a sua disposizione per accompagnare il rilancio dell'azienda».
COSTO DEL PERSONALE
Il nodo, almeno allo stato attuale, sono dunque le risorse che dovrà mettere in campo lo Stato e l'articolazione dei vari paracadute sociali. «Sul tavolo - ha detto il segretario della Uilt, Ivan Viglietti - è arrivata la proposta di due anni di cassa integrazione straordinaria più due anni di Naspi con integrazione da parte del Fondo di solidarietà del settore che porterebbe lo stipendio al 70% del netto per i 1.330 dipendenti di terra considerati in esubero». Per quelli a tempo determinato non ci sarà, pare, nessuna salvezza. «C'è bisogno di qualche giorno per la verifica dell'Inps sulla sostenibilità delle ipotesi di ammortizzatori», ha aggiunto il segretario nazionale della Fit Cisl, Emiliano Fiorentino, precisando che «le risposte devono necessariamente arrivare per lunedì». Sul tavolo anche la possibilità di favorire gli esodi volontari con incentivi che oscillerebbero tra 25 e 50 mila euro per chi decide di lasciare. Oggi si affronterà il tema delle esternalizzazioni (800 posti di lavoro). E proprio Fiorentino sottolinea che bisogna valutare bene se sia davvero conveniente affidare all'esterno due funzioni vitali come la manutenzione e l'It, che rischiano di costare all'azienda molto più di quanto costano ora. «Si dovrà valutare - aggiunge - se a fronte di un recupero di efficienza queste risorse possano rimanere nel perimetro aziendale».
Tutta da discutere poi la questione del taglio degli stipendi del 30% a piloti, hostess e personale di terra. Il sindacato insiste per un recupero di efficienza senza intaccare la busta paga. L'azienda non ne vuole sentir parlare.
Del resto, l'amministratore delegato Cramer Ball, non presente ieri all'incontro, ha come obiettivo minimo quello di recuperare circa 85 milioni di euro dal taglio del costo del lavoro (Cig e Naspi). Gli altri, per arrivare a quota 163 milioni, arriverebbero recuperando in tema di produttività.

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