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Data: 09/04/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Nuovo corso M5s. Casaleggio rilancia il partito azienda Obiettivo: il governo

IVREA C'è partito azienda e partito azienda. «In quello di Berlusconi - fa notare uno degli uomini più vicini a Casaleggio junior, sotto il palco della convention di Ivrea - è la politica che è servita a salvare l'azienda. Da noi è diverso. È l'azienda che s'impegna a salvare la politica». Vaste programme. Qui comunque la Casaleggio Associati e il Cerchio Magico di Davide, l'erede del fondatore, hanno tentato una sorta di mutazione genetica di M5S. Ossia: far prevalere in questo universo, che sente l'odore del governo, il Partito-Azienda sul Partito-Palazzo.
Ci sono gli esperti sul palco, «noi amici di Gianroberto Casaleggio che veniamo per lo più dal mondo delle imprese e vogliamo diffondere la cultura d'impresa», come dice Colomban, l'assessore di Roma, e poi ci sono i pesci fuor d'acqua. Ossia i Di Maio e i Di Battista che fanno i Di Maio e i Di Battista ma in un contesto che non è il loro e in luoghi e in posizioni laterali. Grillo in prima fila ma silente e timido e se la cava con la battuta: «Voglio Star Trek», cioè il futuro. Ma di establishment che doveva venire ad omaggiare i futuri padroni d'Italia se ne vede pochino.
NON SIAMO LA LEOPOLDA
Si fa un gran parlare di democrazia diretta, vantando le meraviglie della piattaforma Rousseau: non siamo la Leopolda, ripetono un po' tutti. E se la sbracatezza e il folk da classica adunata grillina sono assenti, anzi atmosfera da start up e non da saga del vaffa o da festival dell'apocalisse, non c'è neppure il pienone di creativi, di imprenditori, di giovani innovativi, di rappresentanti di quella che in gergo marxista si sarebbe chiamata la nuova classe, vale a dire l'avanguardia culturale e sociale di un Paese desideroso di voltare pagina. «Una ventina di piccoli imprenditori li ho portati io e molti altri ne vedo», dice Arturo Artom, ex montiano, perfetto profilo da signore ben vestito e di buon casato, e nuovo braccio destro di Casaleggio nel Cerchio Magico di Davide. Molti altri sono pensionati, curiosi di tecnologie, popolo grillino, quadri locali pentastellati,
Di Pietro che vorrebbe fare il ministro e magari lo vorrebbe diventare pure Lanutti quello dei consumatori. Però dal palco si parla di robot umanoidi, di frigoriferi che fanno la spesa da soli e di altre diavolerie avveniristiche. Tra i relatori no quote rose e una sola donna, la psicologa Maria Rita Parsi. C'è tutta una fascinazione per la «forza rivoluzionaria della tecnologia» ma qui il wireless non funziona, talvolta i video si inceppano, i bit-coin tanto evocati devono scontrarsi con l'assenza del post-pay e al bar e alla libreria si può pagare solo con i vecchi contanti. Il problema è come coniugare l'olivettismo e il popolo degli smanettoni internettiani spacciatori e prede della complottomania, i vari ceo e ad presenti in sala (quello di Google Italia, Fabio Vaccarono; quello del San Raffaele, Bedin; per non dire del segretario italiano della Trilateral a sua volta ospite gradito insieme a tecnologi e super-professionisti) e i tipici web-haters numerosi nella galassia grillante e genialmente parodiati da Crozza nel personaggio Napalm51, i nuovi creativi che piacciono a Casaleggio e il corpaccione più fossile che rinnovabile dell'Italia di sempre che è l'unico che può dare il 40 per cento di voti a un partito.
LA DOTTRINA
Casaleggio ragiona così all'ingresso del retropalco, illustrando la dottrina del partito-azienda che deve supplire ai deficit del partito-palazzo: «Le nostre idee ormai sono ormai diffuse nella gente e ci prepariamo ad andare al governo. Mio padre diceva: sogno il governo dei migliori. E noi dobbiamo essere i migliori. E ci serve gente che ci aiuti a diventarlo». Il partito azienda - parola di Casaleggio - significa più convegni così e meno piazze: perché nelle piazze ci sono sempre le stesse persone, e «noi ci dobbiamo allargare». Dunque, conferma Rocco Casalino, il plenipotenziario della comunicazione: «Di convegni così ne organizzeremo un altro e poi un altro e poi un altro ancora...».
Nella speranza che anche un pubblico non propriamente grillino, come è invece quello di questa convention, possa essere attratto. Da questo animale partitico anfibio, che non si accontenta più di nuotare nel solito mare della polemica anti-casta e vorrebbe fare il salto culturale. Ma non lo vede molto facile neppure Casaleggio citando Seneca: «Non c'è vento a favore per il marinaio che non sa dove andare». Ed è più facile cavarsela con una citazione di Adriano Olivetti («Crediamo nel potere illuminato delle forze spirituali: amore, verità, giustizia, bellezza»), il quale non solo è stato il genius loci, ma anche quello che partendo da un'impresa creò un movimento, Comunità. E ora molti dei presenti compulsano in sala il suo famoso libro: Democrazia senza partiti. Ma solo con movimenti. Nel movimento-azienda, chiamiamolo così, della new wave di Casaleggio, non è detto affatto che il candidato premier debba essere Di Maio. E questa sensazione circola tra i politici spaesati. Il cui stato d'animo tra stupore e incomprensione non sfugge a Casaleggio e a quelli del suo Cerchio Magico: «Non sarà facile far digerire a tutti la svolta». La salutano con entusiasmo invece, pur essendo solo all'inizio è l'inizio non è stato proprio folgorante, alcuni dei piccoli imprenditori presenti. Come Stefano Frassà, imprenditore informatico, con 12 dipendenti. Spiega: «A noi, non piace il settarismo». Ma a cancellare certo dna da un corpo politico ormai formato stenterebbe anche uno dei super-robot, umanoidi o meno, di cui sono state celebrate le gesta. E che forse a Casaleggio piacerebbe candidare al posto di molti parlamentari in carica.

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