Pierpaolo Pietrucci, l’ex rugbista dato già sindaco dell’Aquila, prende una sberla in faccia: il sistema messo su dalla Trimurti aquilana (Cialente, Lolli, Pezzopane, con qualche distinguo), con la benedizione di Luciano D’Alfonso e la manovella data dalle giovani leve del Pd cittadino che già si erano divisi posti, futuro e poltrone, ha ricevuto una spallata di quelle potenti e si è frantumato in mille pezzi. Americo Di Benedetto vince a sorpresa le primarie del centrosinistra all’Aquila, una sorpresa che nelle ultime ore si era trasformata in un presagio: e così il brutto anatroccolo manda in tilt il sistema e spedisce a casa, per sempre, semmai dovesse vincere le elezioni come è ormai altamente probabile, Trimurti e burattini. Sarà lui il candidato sindaco del centrosinistra (e non solo).
Non che lui non faccia parte del sistema, per carità: è in politica dai tempi del senatore Accili e dalla sua si è schierata una bella fetta di città, ma soprattutto il centrodestra che ha mandato a votare più di cinquemila persone. Un’onda anomala e spontanea che è uscita di casa per mettere la ics sul nome dell’ex dc e che ha ribaltato pronostici previsioni e programmi del Pd, dimostrando che le primarie sono come una diligenza: si possono assaltare e ribaltare, soprattutto se in corsa c’è un cavallo di centro.
Settecento voti di differenza: Americo Di Benedetto vince con 5.197 voti e lascia Pietrucci a quota 4.502 su 10.525 votanti, il doppio di quelli previsti. L’accordo tra Pietrucci e Liris, di cui si è tanto parlato alla vigilia della gara, ha indotto il centrodestra cittadino ad armarsi e a partire. Ai seggi si sono visti Enzo Lombardi, Romano Ferrauto, Corrado Ruggeri e si è visto soprattutto Gianni Frattale, ex suocero di Pietrucci e da tempo uno dei primi sostenitori di Americo anche per via di una personale e privatissima antipatia nei confronti dell’ex genero. Ma anche Romeo Ricciuti si è speso in prima persona per il presidente di Gran Sasso acque ed ex sindaco di Acciano.
Una Opa moderata che nel giro di 48 ore ha affossato per sempre le ambizioni di Pierpaolo Pietrucci e di tutti i suoi sostenitori. Per questa grande occasione, nella quale tutti avevano cominciato a tessere la tela del proprio futuro (Pezzopane al Senato, Lolli alla Camera, Cialente forse al posto di Lolli e chissà, anche candidato governatore), erano tornati persino a farsi vedere insieme, riappacificati e sorridenti, il sindaco uscente e il suo ex capo di gabinetto: Pietrucci e Cialente che tagliano insieme il nastro della pista ciclabile lungo l’Aterno, ha fatto scalpore in città. E ha forse indotto gli aquilani stanchi di questa amministrazione, di questo eterno rimpallo, di queste manovre sempre uguali, a mobilitarsi in maniera massiccia.
Niente, Pietrucci resta alla Regione ed esce da questa partita fortemente ridimensionato: al suo posto non entrerà Giovanni D’Amico, portavoce di Peppe Di Pangrazio, con la conseguenza che anche loro, i Dipangrazios, escono scornati da questa gara anche un po’ truccata dall’ingerenza del centrodestra, ma forse finalmente libera.
Il Pd si lecca le ferite, ora torneranno ad avere voce Carlo Benedetti e tutti quelli che avrebbero voluto correre alle primarie e invece no. La classe dirigente che ha gestito questa partita è sconfitta che peggio non si può, ed è inutile dire adesso che Americo Di Benedetto per carità, è un Democrat come Pietrucci, che è un renziano della prima ora, che era portato dal partito, e che ha vinto il migliore. No, non lo volevano far correre neppure alle primarie e ce n’è voluta per fargli cambiare idea.
ps1: sì, ha vinto Di Benedetto, e non ha vinto grazie al Pd, questo è certo.
ps2: e se qualcuno non fosse convinto, dia uno sguardo a queste facce qui sotto, alla lettura dei risultati.