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Data: 11/04/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Falsi verbali su Renzi e pressioni inventate» Indagato ufficiale Noe. Matteo: «La verità vince» Ma ora vuole i mandanti

ROMA Per la procura avrebbe forzato la mano per appesantire le accuse a carico di Tiziano Renzi, fino a falsificare un'informativa consegnata ai pm nell'ambito delle indagini su Consip. È finito così sul registro degli indagati con l'ipotesi di falso materiale e ideologico il nome del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto. È un colpo di scena che adesso rischia di compromettere l'indagine sul mega appalto Consip da 2,7 miliardi, che ha portato in carcere l'imprenditore Alfredo Romeo, coinvolto pezzi del governo e delle istituzioni per la fuga di notizie, e messo sotto accusa il padre dell'ex premier, Tiziano Renzi, per traffico di influenze. Gli elementi in mano alle procure di Napoli e Roma, che ipotizzano un sistema di corruzione diffuso, hanno finora retto davanti ai giudici del Riesame e in Cassazione per i riscontri a carico degli indagati.
È il pm Mario Palazzi, sostenuto dal procuratore Giuseppe Pignatone, a firmare l'invito a comparire per il capitano. Due gli episodi contestati: aver attribuito ad Alfredo Romeo un'affermazione su un incontro con Tiziano Renzi, in realtà pronunciata dall'ex parlamentare Italo Bocchino; e aver accreditato la presenza di uomini dei servizi segreti sul luogo delle indagini. Ieri il capitano, interrogato, ha scelto di non rispondere. Per l'accusa è stato un tentativo di depistaggio, gli incontri tra Romeo e Renzi senior, che nelle ipotesi dell'indagine avrebbe agevolato il rapporto dell'imprenditore con i vertici Consip, non sono dimostrati. Non è la prima volta che gli investigatori commettono errori nelle inchieste giudiziarie, ma nessuna riguardava il governo e il padre dell'ex premier. Da parte sua, Bocchino chiarisce: «Non conosco e non ho mai incontrato Tiziano Renzi, ho incontrato Matteo solo durante il mio mandato parlamentare». E la replica dell'ex premier arriva a stretto giro: «È molto strano quello sta avvenendo ma ho fiducia nella magistratura. La verità viene sempre a galla».
LE ACCUSE
Il capo di imputazione è lapidario: «Ometteva scientemente informazioni». Nell'informativa consegnata in procura il capitano attribuisce ad Alfredo Romeo una frase chiave captata il 6 dicembre 2016: «...Renzi (Tiziano, ndr) l'ultima volta che l'ho incontrato». A rendere più difficile la tesi di un errore materiale, il fatto che, nella prima trascrizione delle intercettazioni poi riportate nell'informativa conclusiva, un altro militare attribuisce ad Italo Bocchino, ex deputato di An e consulente di Romeo, quella frase. Non è l'unica accusa a Scafarto, sospettato di avere tentato di gonfiare la portata delle indagini. Perché il militare che ha recuperato nell'ufficio romano dell'imprenditore Romeo i «pizzini» con le cifre di presunte tangenti ha anche sostenuto di essere finito sotto l'occhio vigile degli 007. A sostegno delle sue affermazioni aveva segnalato la presenza di un'auto sospetta durante le operazioni. In realtà, accusano i pm, alla guida c'era un autista dell'Opera Pia Stabilimenti spagnoli che risiede a pochi metri. Una circostanza evidenziata da un'annotazione di servizio e omessa nell'informativa. Un'altra circostanza che per i pm romani ha una sola chiave di lettura: appesantire le accuse a carico della famiglia Renzi, tenuto conto che i servizi fanno capo a Palazzo Chigi.
L'ANAC E ROMEO
Intanto altri guai potrebbero arrivare per Romeo. L'Anac ha avviato la procedura per il commissariamento della Romeo Gestioni Spa e del Consorzio Stabile Romeo Facility Services 2010. L'iter potrebbe sfociare nella richiesta formale al prefetto di Napoli.

Matteo: «La verità vince» Ma ora vuole i mandanti

ROMA «La verità sta venendo fuori. La verità viene sempre a galla». Matteo Renzi sceglie il salotto di Porta a Porta per commentare la buona novella arrivata, poco prima, dal fronte dell'inchiesta giudiziaria che riguarda il padre Tiziano. Respiro di sollievo a parte, la parola d'ordine è «fiducia nella magistratura». Quella magistratura che, con il capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone, ha indagato il capitano del Noe Giampaolo Scafarto per aver manipolato gli atti: non ci sarebbero più prove del presunto incontro tra il padre dell'ex premier e l'imprenditore Alfredo Romeo, secondo l'accusa grande regista del sistema di corruzione in Consip.
Renzi non mostra stupore. Perché si era sempre detto convinto «dell'assoluta inconsistenza delle accuse» contro il padre. Perché Tiziano Renzi aveva detto e ripetuto di non aver mai incontrato Romeo. Così monta la speranza che la Procura di Roma giunga quanto prima all'archiviazione.
IL RACCONTO
E l'ex premier rivela ai cronisti: «Ho appreso la notizia nel pomeriggio leggendo le agenzie di stampa. Ho avvertito io mio padre e la reazione è immaginabile, si è messo a piangere. È pur sempre un uomo di 65 anni e questa vicenda è una cosa grossa che colpisce come accadrebbe a qualunque famiglia. Infatti sto andando a casa perché voglio portare i miei figli a cena dal nonno».
Poco più di un mese fa, nel pieno dello scontro politico-giudiziario, Renzi aveva parlato di «un disegno evidente». Ieri sera in tv non pronuncia la stessa frase, limitandosi ad osservare: «E' molto strano ciò che sta avvenendo». Subito dopo ricorre al fair-play: «Ho totale fiducia nella magistratura. Sarebbe facile per me venire qui oggi e dire, essendo in corso un'indagine per falso, avete visto?!.... Niente di tutto questo, chiedo come cittadino che tutti abbiano totale fiducia nella magistratura e lo dico oggi che è più facile di due mesi fa perché la verità viene sempre a galla». Ancora: «Non credo nei complotti e nelle manovre, credo nella giustizia, bisogna aspettare le sentenze. Certo, se le sentenze le fanno i giornali o i politici è problema per tutti. Dobbiamo aspettare i magistrati e se un carabiniere non risponde è un problema suo, io credo nell'Arma dei carabinieri».
Ciò che Renzi non dice, l'affermano i suoi fedelissimi. Il tema è uno solo. Pesante. Chi è il mandante del capitano dei carabinieri che ha depistato? Chi ha tentato di far fuori politicamente l'ex premier dopo la sconfitta el referendum? Alessia Morani twitta: «Magari poi il capitano del Noe ci dirà chi gli ha chiesto di falsificare i verbali Consip». David Ermini afferma: «Vogliamo sapere tutto e capire come mai un capitano dei carabinieri, un servitore dello Stato, si avvale della facoltà di non rispondere. Se ha sbagliato a trascrivere l'intercettazione, perché non ha ammesso l'errore? Perché tace?». Francesca Puglisi detta in una nota: «Chi costruisce teoremi avrà materia su cui riflettere». E Gennaro Migliore, sottosegretario alla Giustizia: «Apprezziamo la grande professionalità della Procura di Roma. Chiediamo di fare luce sull'inquietante manipolazione di informazioni decisive ad opera di chi stava svolgendo le indagini».
L'ATTACCO
Renzi invece preferisce puntare l'artiglieria contro Beppe Grillo che, a inizio marzo, l'aveva accusato di aver rottamato il padre dopo che l'ex premier aveva dichiarato: «Se mio padre è colpevole, ritengo giusto abbia una pena doppia». Ecco l'attacco: «Rivendico la parola onestà rispetto a chi ne fa un uso strumentale e demagogico. Forse bisognerebbe dire qualcosa a quel partito che ha due morali insopportabili: fa finta di niente quando qualcuno dei suoi ha un avviso di garanzia e quando lo riceve qualcun altro, fa quello che ha fatto. Ai Cinquestelle dico: prima di aprire bocca, almeno leggete le carte. Prima di sputare sentenze sui social, aspettate la magistratura. A Grillo, che ha messo in discussione il rapporto con mio padre, invece dico solo una parola: vergogna!».

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