ROMA Avanti con le riforme, prudenza sulle privatizzazioni. Forse ancora più che in passato il Documento di economia e finanza che il governo approverà oggi punta a dare l'immagine di un Paese in grado di continuare a sbrogliare i nodi strutturali della propria economia. Sui numeri invece, quelli della crescita e quelli della finanza pubblica, non sono attese grandi sorprese. Dunque il tasso di incremento del Pil dovrebbe attestarsi per quest'anno all'1 per cento, a meno che direttamente in sede di Consiglio dei ministri non prevalga la volontà di dare un messaggio più positivo, aggiungendo un decimale. Mentre il rapporto deficit/Pil del 2018, ovvero il punto d'arrivo della legge di bilancio che dovrà essere impostata in autunno, resterebbe fermo a quel 1,2 per cento indicato già nel 2016. Dopo l'estate, con un quadro politico italiano e internazionale un po' più definito, il governo verificherà a Bruxelles i possibili ulteriori margini di flessibilità e - in concreto - la possibilità di alleggerire un intervento finanziario che parte con la pesante ipoteca di quasi 20 miliardi di aumenti di imposta da scongiurare.
L'ALLEGATO
Dunque, riforme: il Def e più in dettaglio l'allegato programma nazionale ripercorreranno la tradizionale griglia di provvedimenti richiesti o suggeriti, presente nei vari documenti europei. All'appello mancherà però il riordino del catasto, che la maggioranza, come confermato ieri dallo stesso premier Renzi, giudica assolutamente inattuale in un periodo elettorale. Si parlerà quindi di pubblica amministrazione(la Ue è particolarmente attenta all'effettiva implementazione delle misure già adottate), di giustizia civile da velocizzare, di lotta alla povertà per la quale si sta finalmente definendo anche nel nostro Paese uno strumento specifico, di riordino delle agevolazioni fiscali (peraltro già previsto dalla legge con cadenza annuale). E si parlerà di lavoro. Nel documento verrà descritto a grandi linee il meccanismo di riduzione del cuneo fiscale-contributivo che nelle intenzioni dovrebbe premiare i giovani under 35 piuttosto che la generalità dei lavoratori. E il governo spiegherà anche come intende proseguire il percorso iniziato con il Jobs Act: su questo aspetto ci saranno toni destinati probabilmente a piacere alla commissione, la quale da tempo sollecita una riforma della contrattazione che dia più spazio a quella di secondo livello (firm-level) rispetto agli accordi nazionali di categoria, rafforzando per questa via la produttività.
LE DISMISSIONI
Il tema è presente da tempo nel dibattito italiano ma finora non ci sono state svolte decisive. La strategia dell'esecutivo include accanto a ritocchi all'attuale quadro delle relazioni industriali anche ulteriori risorse da destinare propria alla valorizzazione dei contratti di secondo livello. Infine le privatizzazioni, altro capitolo al centro del confronto tra il ministero dell'Economia e il Pd, principale azionista del governo. La volontà di proseguire su questa strada sarò riaffermata ma con toni prudenti. Gli incassi attesi potrebbero scendere a quota 5-6 miliardi; per la riduzione del debito si studiano anche operazioni straordinarie che coinvolgano la Cassa depositi e prestiti. Sul tema ieri si è fatto sentire Matteo Renzi: negando di essere «un bolscevico» l'ex premier si è detto favorevole alle dismissioni delle società pubbliche, che però vanno valutate «caso per caso». A sostegno di questa tesi, e senza risparmiare un accenno polemico a Massimo D'Alema che guidava il governo nel 1999, il candidato alla segreteria del Pd ha citato esempi di precedenti operazioni non perfettamente riuscite, da Telecom in Italia alle Ferrovie britanniche.
Tasse su fumo e giochi sblocco delle assunzioni
ROMA Il decretone di Pasqua, il provvedimento formato maxi che conterrà la correzione dei conti da 3,4 miliardi, le misure sul terremoto e quelle sugli enti locali, sarà già oggi sul tavolo del consiglio dei ministri. Non è detto che venga approvato, perché non tutte le questioni sono state chiuse, ma Palazzo Chigi e Tesoro stanno provando ad accelerare. Del resto le misure sono state per grandi linee già illustrate all'Unione europea, che ha dato un suo assenso di massima. Rimandare i tempi rischierebbe di far riaprire partite che potrebbero mettere a rischio i saldi fatti faticosamente quadrare. Ma cosa conterrà esattamente il decretone? Innanzitutto alcuni aumenti di tasse che andando a colpire il vizio il governo spera vengano poco notati dalla pubblica opinione. La prima riguarda le sigarette. Se le bozze che circolano in queste ore saranno confermate, ci dovrebbe essere un aumento di 5 euro del cosiddetto «onere fiscale minimo», quella parte dell'accisa che colpisce esclusivamente le sigarette di fascia bassa, una fetta del mercato inferiore al 20%. La misura, tuttavia, non porterebbe un grande gettito. L'introito per le casse dello Stato sarebbe inferiore ai 100 milioni di euro. Così non è ancora del tutto escluso che il governo possa intervenire anche sulla tassazione delle sigarette elettroniche, il cui riordino è atteso da tempo dal settore e che potrebbe portare in dote almeno un'altra novantina di milioni. Se sul fumo i rincari potrebbero essere limitati, sui giochi si preannuncia invece una vera stangata.
LA STANGATA
La tassa sulla fortuna, il prelievo sulle vincite che oggi è del 6% salirà probabilmente fino al 12% per tutti i premi superiori a 500 euro, mentre soltanto per il gioco del Lotto passerà dal 6% al 9% e si applicherà, come adesso, a tutte le vincite. Da sola, questa tassa, avrebbe un valore di 300 milioni. Ma il governo dal settore vuole di più, 500 milioni almeno. Forse anche 600. Come recuperare la differenza non è ancora stabilito nei dettagli. La prima ipotesi sarebbe un aumento di un punto e mezzo del Preu, il prelievo unico erariale che si applica sulle Awp, le vecchie slot machine. In questo modo si otterrebbe un gettito di altri 150 milioni circa, ai quali si potrebbero aggiungere un altro centinaio di milioni da un anticipo dei diritti per la sostituzione delle macchinette con le nuove Awp controllate da remoto. L'altra ipotesi è una proroga della concessione del Gratta & Vinci che vale 400 milioni. Ma difficilmente supererebbe il vaglio di Bruxelles. L'aumento delle tasse sui giochi è stato criticato dagli operatori del settore. Il presidente di Sapar, Raffaele Curcio, ha detto che con i nuovi prelievi si finirà per «affossare il gioco legale». Il resto delle risorse della manovra arriverà dalla lotta all'evasione attraverso il rafforzamento dello split payment (circa 1,4 miliardi a regime), e dai tagli lineari ai ministeri (700-800 milioni), oltre a un maggior contributo della rottamazione delle cartelle Equitalia alla quale verrebbe aggiunta anche la rottamazione delle liti pendenti.
Un miliardo dei 3,4 miliardi della manovra, poi, sarà destinato agli interventi per le zone colpite dal sisma, compresa la possibilità per gli incapienti di usufruire delle agevolazioni per la messa in sicurezza dei condomini. Nel decretone, infine, troveranno posto anche le norme sugli enti locali, a partire dallo sblocco del turn over. La soglia per le assunzioni da parte dei Comuni sarà portata al 75% dall'attuale 25%. Per i piccoli Comuni ci sarà invece uno sblocco totale. Una misura fortemente sostenuta dall'Anci. A completare il pacchetto, nella manovrà ci sarà anche un capitolo sulla crescita, ma a costo zero, con incentivi per le aziende che si quotano in Borsa.