ROMA Con una doppia operazione oggi il governo scoprirà le carte relative al Documento di economia e finanza (Def) e alla manovra da 3,4 miliardi di euro chiesto dall’Europa per correggere il deficit ed evitare all’Italia l’onta dell’apertura di una procedura d’infrazione. Il Def che i tecnici del tandem Palazzo Chigi-Tesoro hanno messo a punto, cerca di raccogliere i segnali di ripresa che si avvertono nel Paese. A cominciare dalle stime sulla crescita. Il governo indicherà un Pil dell’1% (come ha confermato il viceministro dell’Economia, Morando) per il 2017, e non più dello 0,8 come si ipotizzava alcuni mesi fa. Mentre per il 2018 si pensa all’1,3%. E sul rapporto deficit-Pil, ci sarà un impegno a scendere all’1,2-1,3%, anche se su questo tema l’Italia punta ad incassare ulteriore flessibilità da Bruxelles. Quanto ai contenuti per il rilancio, si punterà sulla concorrenza, sugli incentivi per stimolare i contratti di secondo livello, sulla produttività, sulla lotta alla povertà e sul reddito di inclusione esteso anche a chi perde il posto di lavoro. Troveranno posto anche elementi di semplificazione della giustizia civile e indicazioni su come rimpiazzare i voucher. Su questo fronte, in particolare, si punta ad una evoluzione del lavoro a chiamata. Il governo rinnoverà l’impegno a tagliare il cuneo fiscale, soprattutto dopo che la Corte dei conti ha mostrato un gap di 10 punti rispetto agli altri Paesi Ue. Tra le varie opzioni in campo, la più probabile è la decontribuzione solo per le assunzioni stabili per i giovani under 35 che esordiscono nel mercato del lavoro. Il meccanismo dovrebbe essere quello della “dote personale”: così, ad esempio, i neo-lavoratori nati nell’86 avrebbero diritto ad uno sgravio triennale quando firmano il primo contratto a tempo indeterminato. Per le classi immediatamente successive il taglio contributivo sarebbe più limitato nel tempo. Cancellata ogni ipotesi di riforma del catasto, il Def conterrà un rinnovato impegno sulle privatizzazioni, anche se su questo fronte le resistenze del Pd sono molti forti. Più complessa la partita che riguarda la manovrina, il cui percorso nelle ultime ore è stato piuttosto accidentato a causa dalla difficoltà di reperire le coperture. La parte del leone toccherà alla lotta all’evasione. Lo split payment (il meccanismo di versamento dell’Iva direttamente a sé stesso da parte dello Stato nelle transazioni con i privati) assicurerà quest’anno un gettito di 1 miliardo che salirà a regime (quando i mesi di applicazione saranno effettivamente 12) a 1,3/1,4 miliardi di euro. Nel decreto (che sarà integrato dal fondo di un miliardo per i territori colpiti dal terremoto) troverà probabilmente posto anche una stretta sui pignoramenti e una forma di rottamazione delle liti fiscali che potrebbe portare nuovo gettito. Dal capitolo giochi (più tasse sulle vincite di lotto e lotterie) potrebbero arrivare più risorse di quanto previsto inizialmente, probabilmente anche oltre mezzo miliardo. Il ritocco delle accise sui tabacchi vale circa 200 milioni. Poco meno di un miliardo arriverà invece dai tagli semilineari ai ministeri e da una nuova tornata di spending review.