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Data: 12/04/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Sì a Def e manovra. Crescita all'1,1% più investimenti soldi agli statali

ROMA Un briciolo di ottimismo in più sulla crescita di quest'anno e - almeno per ora - grande prudenza sui conti del 2018, anno per il quale sono confermati gli impegni presi con l'Unione europea. Insieme alla volontà di portare avanti le riforme ed anche il programma di privatizzazioni, che però potrebbe essere perseguito attraverso strumenti creativi. Non contiene sorprese clamorose il Documento di economia e finanza approvato ieri dal governo il quale però,con il premier Gentiloni e il ministro Padoan si è limitato a illustrarne un quadro di massima.

LA PROGRESSIONE Il presidente del Consiglio ha voluto sottolineare la progressione positiva dell'andamento del prodotto, dallo 0,1 per cento del 2014 all'1,1 previsto per quest'anno. Valore leggermente più alto di quello ipotizzato in precedenza, che secondo Padoan si giustifica anche con la spinta data dall'esecutivo agli investimenti pubblici e privati. Proprio gli investimenti da qui al 2032 dovrebbero essere alimentati dal fondo da 47,5 miliardi appostato presso Palazzo Chigi.Il documento sostanzialmente non entra nel merito delle scelte complicate che dovranno essere fatte in autunno. Il rapporto tra deficit e Pil 2018 resta fissato all'1,2 per cento che era stato a suo tempo concordato con la commissione europea. Di conseguenza il tasso di crescita per il prossimo anno e quello successivo è inchiodato all'1 per cento, come effetto di una politica restrittiva che - in assenza di successivi interventi legislativi che per ora sono solo annunciati - comprenderebbe anche gli aumenti dell'Iva pronti a scattare dal 2018. Di certo andranno trovati altri 2,8 miliardi per i rinnovi contrattuali pubblici: lo stesso ministro dell'Economia ha ribadito questo impegno- E l'esecutivo vuole proseguire il percorso di riduzione del carico fiscale.
Il governo conferma poi l'obiettivo di far iniziare già da quest'anno la discesa del rapporto debito/Pil (dal 132,6 al 132,5%) anche se i proventi da privatizzazioni si riducono dallo 0,5 allo 0,3 per cento del Pil, ovvero a circa 5 miliardi. Una mano la dovrebbe dare anche la cessione di quote di società pubbliche alla Cassa Depositi e Prestiti. Insieme al Def il governo ha anche approvato la manovra correttiva da 3,4 miliardi. Ma il provvedimento è ancora tutto da scrivere. La formula utilizzata è quella «salvo intese». Lo stesso ministro Padoan, spiegando che la correzione dei conti sarà «strutturale», ha dovuto ammettere che i contenuti saranno noti solo «nei prossimi giorni». Anche perché il provvedimento è diventato una sorta di decretone che ha inglobato anche il provvedimento sugli enti locali, quello sul terremoto e quello sulla crescita. Le prime bozze messe a punto dal ministero dell'Economia supererebbero i 70 articoli. Non proprio una manovrina. Alcuni punti fermi ci sono. Il primo è che una buona parte della correzione, circa 1,4 miliardi a regime, arriverà da una nuova stretta antielusiva sull'Iva attraverso il combinato disposto del rafforzamento dello split payment e di una stretta sulle compensazioni dei crediti fiscali. (la soglia per quelle senza visto scende da 15 mila a 5 mila euro). Lo split payment, meccanismo per cui lo Stato trattiene l'Iva sulle fatture che emetto, sarà allargato alle società pubbliche, comprese le quotate. Nel mondo industriale queste misure stanno provocando qualche apprensione. Il timore è che si gonfino i crediti Iva nei confronti dello Stato creando un debito occulto analogo a quello dei crediti commerciali.

NUOVA ROTTAMAZIONE Sempre sul fronte fiscale risorse arriveranno da una nuova operazione di rottamazione. Questa volta la sanatoria non riguarderà le cartelle di Equitalia, ma le liti pendenti tra contribuenti e Fisco. Una misura analoga a quella effettuata qualche anno fa, quando furono rottamate quelle fino a 20 mila euro di valore. Ora si starebbe ragionando di due possibilità: o allargare la rottamazione a quelle fino a 50 mila euro, oppure varare una misura più incisiva senza limiti di importo. La scadenza è già fissata al 30 settembre. Tutto da scrivere, invece, è il capitolo dei tagli di spesa. Una leva che ieri lo stesso Padoan ha detto di voler limitare al massimo per gli effetti depressivi che ha sull'andamento dell'economia. In realtà è difficile riuscire ancora a trovare fondi da ridurre nei bilanci dei ministeri senza incidere su capitoli sensibili. Dovrebbe essere invece confermato invece, l'aumento delle tasse sui giochi e sui tabacchi. Il prelievo sulle slot salirebbe di un punto. In totale le misure valgono 300 milioni. Confermato anche lo sblocco del turn over nei Comuni. Le assunzioni non saranno più limitate al 25% delle uscite dell'anno precedente, ma la soglia salirà al 75%.

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