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Data: 12/04/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Pietrucci: sono stato lasciato solo. Il candidato sconfitto: ma se Americo aprirà un rinnovamento sono pronto a candidarmi

L’AQUILA «Sono stato lasciato solo, anche dal Pd». Sentiamo Pierpaolo Pietrucci alle 8.40 del mattino. Ci chiede qualche ora di tempo, per riordinare le idee e dormire ancora un po’. La nottata è stata lunga e intensa. Alle 14 l’intervista. Dall’altro capo del telefono una voce pacata e consapevole, disponibile, ma determinata. L’analisi del voto e del risultato delle primarie arriva diretta, senza velature. Pietrucci, alla vigilia lei era stato dato per favorito. Dalle urne è uscito un risultato diverso. Perchè? «Non mi sento sconfitto. Ho ottenuto 4.700 preferenze, molti più voti delle elezioni regionali, quando avevo il partito tutto dalla mia parte. Oggi gran parte del Pd era contro: il livello istituzionale, con l’asse Cialente-Lolli-Pezzopane, e l’intera giunta. Mi hanno appoggiato solo Stefano Palumbo, Carlo Benedetti ed Emanuela Di Giovambattista, oltre a tanti giovani del partito e della città. Credo che in questo abbia influito il ritardo accumulato da Lolli che non ha sciolto subito la riserva sulla sua candidatura, provocando la reazione contraria». In che senso? «Un pezzo della città ha pensato, con questo voto, di far pagare un prezzo alla triade storica che da vent’anni amministra L’Aquila. In me hanno visto, a torto, un elemento di continuità rispetto al passato, mentre in Americo Di Benedetto l’uomo nuovo, di rottura. È venuto giù a votare un blocco economico, sociale e produttivo di questa città che non è di centrosinistra e si è sentito rappresentata da Di Benedetto, che proviene da quel mondo». L’ex Dc, ma anche il tessuto produttivo e imprenditoriale? «Non è un mistero che pezzi di storia della Democrazia cristiana e del Pentapartito si siano schierati apertamente e abbiano raccolto voti per Di Benedetto. Così anche alcune categorie produttive e uomini di destra: è il vecchio che ritorna più che il nuovo che avanza. Le mie 4.700 preferenze sono voti personali, quelli di Di Benedetto non so, ma spero che Americo, compia una scelta coraggiosa. Dobbiamo impostare un progetto politico comune svincolato da lacci e lacciuoli. La mia candidatura, in cui ho messo come sempre faccia e cuore, deve servire a questo». Perché le è mancato l’appoggio del Partito Democratico? «Il Pd ha commesso un grande errore: il livello istituzionale voleva candidare Lolli, quando è uscito fuori il mio nome, si sono messi di traverso. L’Ulivo è finito e il voto delle primarie lo dimostra». Come saranno i rapporti con Di Benedetto? «Lo appoggerò per aprire una nuova fase di rinnovamento, sono pronto anche a candidarmi con lui. Scelta che condividerò prima con i miei sostenitori, se Americo dimostrerà di non avere condizionamenti dai troppi che rivendicheranno la paternità della vittoria. Voglio bene alla mia città e intendo metterci ancora la faccia».

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