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Data: 12/04/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Le strategie dei big del partito «Ha pesato il ruolo in Regione». Lolli non si nasconde: «Io con Pierpaolo Pensavo fosse più forte, non mi sento battuto»

«Credo che, in parte, vinca una precisa impostazione politica, e in parte abbia pesato una valutazione sul ruolo che Pierpaolo Pietrucci ha in Regione; gli aquilani hanno raccolto una preoccupazione che alcuni di noi avevano, sulla sua candidatura». Nel day after, al di là della straordinaria dimostrazione di vitalità della città che si è palesata nella rivincita dei moderati, si cerca di comprendere quale sia stato il Risiko dei candidati. Dalla dichiarazione del sindaco Massimo Cialente si evince una certa presa di distanza da Pietrucci che forse c'è sempre stata. Madre nobile, ma non neutrale, Stefania Pezzopane che sempre per Di Benedetto ha fatto una anch'ella una discreta, ma incisiva campagna elettorale. Dalla parte di Pietrucci c'erano invece, oltre a Giovanni Lolli anche i vertici locali del partito, in primis lo stesso segretario cittadino Stefano Albano che tuttavia è riuscito a mantenere il suo ruolo istituzionale super partes almeno durante la campagna elettorale.

L'AQUILA BENE Di Benedetto dunque potrebbe aver fatto strike demolendo l'establishment del partito facendolo sterzare verso il centro, strizzando l'occhio nel contempo a L'Aquila Bene del mondo delle professioni. Difficile ora rimettere al proprio posto i cocci. Non basta invocare, ma forse sarebbe il caso di dire: evocare l'unità del partito e la credibilità dei proprio vertici. Tuttavia pensare ora ad una resa dei conti significherebbe annullare quel consenso di un aquilano su quattro che ha dato fiducia al centrosinistra. Certo il paradosso c'è ed è evidente, nella città dove la mozione Orlando ha sbancato vince il candidato renziano. Segno che per la gente conta solo l'opinione sull'uomo. Buono il calcio di inizio di Di Benedetto: «Non ci sono sconfitti, in fin dei conti il risultato è stato frutto di un lavoro comune. E da domani, bisogna mettersi a lavorare sul programma: l'ho detto e ripetuto, abbiamo fatto una grande operazione di ascolto, l'avranno fatta anche gli altri candidati, e dovremo trovare un momento di sintesi per rendere L'Aquila una città davvero inclusiva: i cittadini dovranno essere parte attiva di un processo decisionale. La coalizione cresce, il partito cresce come prospettiva di dimensione di governo, un partito inclusivo con pari dignità per chiunque voglia entrare in questa grande casa, una casa rinnovata che permetterà a tutti di dare il contributo che riterranno opportuno dare per il bene della città. La città prima di tutto, questo è lo slogan».

DE SANTIS E neanche a farlo apposta la differenza di voti fra i due contendenti del Pd equivale quasi ai voti incamerati da Lelio De Santis, il terzo incomodo che ora potrà essere utile al candidato sindaco aggiungendo al suo carnet i 700 voti. «E' stata una grande spinta organizzativa da parte di gruppi di interessi diversi legittimi ovviamente- ha commentato il candidato Idv-. Lo scontro di due mondi si sono contrapposti ha soffocato la possibilità di una terza via». De Santis si è mostrato tuttavia soddisfatto per il risultato raggiunto. «I miei 700 voti- ha aggiunto- fanno la differenza. Con questo voto si sposta l'asse della politica cittadina dalla sinistra verso il centro anche se parliamo di candidati del Pd. Vedo questo voto segnare la fine di un'epoca. É una rivincita dei moderati».


Lolli non si nasconde: «Io con Pierpaolo Pensavo fosse più forte, non mi sento battuto»

Giovanni Lolli non si nasconde: ha sostenuto convintamente Pietrucci, dopo aver rifiutato per mesi di candidarsi. Oggi, però, non si sente uno sconfitto. «E' avvenuta una cosa straordinaria - dice- Non è mai successo in Italia che votassero così tante persone. L'Aquila, poi, è eccezionale: dopo le ultime scosse si aveva la sensazione di una città piegata. Invece è arrivata una richiesta urlata di partecipazione e riscatto rivolta a noi. E' una enorme responsabilità. L'Aquila sorprende sempre, perciò va amata. Tutto questo si è realizzato anche perché l'offerta politica era adeguata».
Lei ha sostenuto Pietrucci. Si sente sconfitto?
«Ho pensato che fosse il candidato più forte. Non mi sono sbagliato, ha preso tantissimi voti. Non avevo valutato, e lo dico con sincera ammirazione, la forza di Chicco. E' stato molto credibile, ha parlato a mondi ampi. Mi ha colpito positivamente. Quando votano diecimila persone non è una questione di sistemi di poteri. E' l'opinione pubblica che scende in campo. Gli infiltrati? Qualcuno c'è, ma è irrilevante».
Esiste ora un problema politico?
«Entrambi rappresentano grande vitalità. Ora bisogna tenere queste due mezze mele in un progetto unitario».
Ci saranno mal di pancia?
«Non ha vinto un estraneo, ma una persona del nostro partito. Semplicemente pensavo che Pierpaolo fosse più forte. Ne abbiamo trovato uno ancora più forte, sono contento».
E' un messaggio alla dirigenza del Pd?
«Molti volevano che mi candidassi. Ho fatto varie considerazioni: tra queste ho pensato che fosse giusto mettere a disposizione della città altri quadri».

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