ROMA Nel documento di economia e finanza, il governo ha deciso di confermare e accelerare l'adozione del reddito di inclusione, lo strumento contro la povertà approvato definitivamente dal Parlamento a marzo di quest'anno nella forma di una legge delega. Dunque il prossimo passo dovrà essere l'approvazione da parte del governo dei decreti attuativi. Nel Def si annuncia la «ferma intenzione» di attuare questo strumento nel corso dei prossimi mesi. La delega permette all'esecutivo di intervenire su tre ambiti. Il primo è il varo, appunto, del reddito di inclusione, una misura universale di sostegno economico ai nuclei in condizione di povertà che prenderà il posto del sostegno per l'inclusione attiva, con un progressivo ampliamento della platea di beneficiari. Poi ci sarà una ridefinizione del beneficio economico condizionato alla partecipazione a progetti di inclusione sociale e un rafforzamento dei servizi di accompagnamento verso l'autonomia. Il piano prevede anche il riordino delle prestazioni assistenziali finalizzate al contrasto della povertà, dalla carta acquisti per minori e l'assegno di disoccupazione Asdi. Le risorse stanziate ammontano complessivamente a circa 1,2 miliardi per il 2017 e 1,7 miliardi per il 2018.
Ma quali sono gli elementi base del reddito di inclusione? Il sussidio dovrebbe arrivare al massimo intorno a 480 euro al mese: vale 80 euro a componente fino a un massimo di 400 euro ma sarà esteso fino a 480 euro in caso di madre single con quattro figli. Sarà erogato a tutte le famiglie che si trovano sotto la soglia della povertà assoluta, a partire da quelle con bambini o disabili. Ma anche i disoccupati che hanno più di 55 anni. Secondo l'Istat oggi sotto questa soglia ci sono 1,6 milioni di famiglie e 4,6 milioni di persone, ma con le risorse stanziate si copriranno, per ora, circa 400 mila nuclei e 1,8 milioni di persone. Ad ottenere il contributo sarebbero solo coloro che hanno un Isee, l'indicatore della situazione economica, inferiore a 3 mila euro e un livello di reddito che dovrà essere definito nei decreti attuativi. Il reddito di inclusione andrà a tutti i cittadini sia italiani che stranieri, ma sarà prevista anche una durata minima della residenza nel territorio nazionale.
GLI IMPEGNI
Chi beneficerà del reddito di inclusione, tuttavia, dovrà assumere alcuni impegni per dimostrare di essere cittadini responsabili. Tra questi, per esempio, c'è quello di far frequentare le scuole ai figli e di sottoporli alle vaccinazioni obbligatorie. Inoltre il beneficiario dovrà accettare eventuali proposte di lavoro che gli verranno presentate dai centri per l'impiego. Nel reddito di inclusione verrà riassorbita anche la Carta acquisti ricaricabile da 40 euro mensili, uno strumento di integrazione al reddito sperimentato in 12 città con più di 250 mila abitanti, quale contributo per la spesa alimentare, sanitaria e il pagamento delle bollette. Come detto prima dell'entrata in vigore, è necessario che il governo emani i decreti attuativi. In teoria ha sei mesi di tempo per farlo dalla data di approvazione della legge. Ma, come spiegato anche nel Def, Palazzo Chigi vuole accelerare e emanare entro maggio i decreti.
IL PASSAGGIO
Poi ci dovrà essere l'iter parlamentare dei provvedimenti che durerà cinquanta giorni. L'ipotesi è che il nuovo strumento possa essere operativo da settembre, al più tardi all'inizio del prossimo anno. Ma qual è la differenza tra il reddito di inclusione e quello di cittadinanza? Mentre per il primo c'è la cosiddetta prova dei mezzi, il secondo è uno strumento universale, che viene erogato a tutti a prescindere dai redditi e dal patrimonio. In realtà anche la proposta presentata dal Movimento Cinque Stelle è impropriamente definita reddito di cittadinanza, perché non è erogata a tutti indistintamente ma solo a coloro che si trovano in stato di povertà e che accettano di lavorare. Nel caso dei pentastellati, l'assegno sarebbe di 720 euro al mese per un costo di circa 15 miliardi di euro.