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Data: 13/04/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Strappo su Alitalia, governo in campo

ROMA Il pressing del governo è ai massimi livelli per «una conclusione positiva». Subito, in tempi stretti. È questo il mantra che anche ieri si ripeteva al Mise al termine di una giornata intensa di incontri, seppure non decisiva, per la trattativa tra l'azienda e i sindacati. Ieri sera anche l'ultimo faccia a faccia della giornata tra il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, e una delegazione di Alitalia guidata dal presidente esecutivo designato Luigi Gubitosi è servito a fare un ulteriore estremo approfondimento sui nodi rimasti ancora aperti sul tavolo con i sindacati, in particolare sul taglio allo stipendio di piloti e assistenti di volo che vale 80 milioni. Un capitolo sul quale l'azienda non sembra voler fare sconti. E tutto questo accade a meno di 24 ore dalla scadenza fissata dai soci della compagnia, cioè le banche, per chiudere il cerchio sugli esuberi previsti dal piano industriale. Stamane alle 9,30 è previsto l'incontro allargato tra lo stesso ministro Calenda, accompagnato dal ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, e dal ministro del Welfare, Giuliano Poletti, con Alitalia e i sindacati, per verificare quali margini restano per superare lo stallo e chiudere oggi. «Si lavora per chiudere fino all'ultimo secondo utile», ha detto ieri Calenda. Ma senza assi nella manica per salvare la compagnia: «Noi non bariamo», ha detto Delrio.
I NODI
Certo, non sarà facile visto che ieri pomeriggio le distanze erano ancora così ampie tra le parti da portare a uno strappo nella trattativa: l'azienda ha sospeso il confronto e i sindacati hanno richiamato ancora una volta l'intervento del governo. Dunque molto, se non tutto, è nelle mani dei ministri. Del resto, ad ammettere ancora una volta quanto la situazione sia «molto complicata», è stato lo stesso Gubitosi, uscendo ieri mattina dal ministero dello Sviluppo Economico dopo uno dei tanti incontri ormai quotidiani con il governo. «La situazione era già complicata prima, ma oggi (ieri, ndr) lo è un pò di più perché il tempo sta scadendo», ha puntualizzato Gubitosi. Oggi infatti è la deadline fissata dagli azionisti per l'accordo con i sindacati, al quale le banche hanno vincolato il finanziamento del piano. Non solo. Gli istituti azionisti chiedono una garanzia dello Stato prima della concessione di nuova finanza. Così, tramontata l'ipotesi di un possibile intervento di Cdp, si sta sondando la possibilità di coinvolgere direttamente Invitalia.
Tornando alla trattativa sindacale, il tavolo era ripreso ieri in mattinata - mentre fuori si svolgeva una protesta - con un cauto ottimismo da parte dei rappresentanti dei lavoratori, ma nel pomeriggio la situazione è precipitata e l'azienda ha deciso unilateralmente di sospendere la trattativa. La controproposta unitaria messa a punto da sindacati confederali e sigle professionali sulla riduzione dei costi per il personale navigante (cioè una deroga, solo temporanea e legata alla crisi, al contratto nazionale) è stata sonoramente respinta da Alitalia perché ritenuta insufficiente rispetto ai tagli salariali immaginati (fino al 30%).
Qualche passo avanti invece è stato fatto sul fronte del personale di terra e in particolare sulle 813 esternalizzazioni previste rispetto ai 1.337 esuberi a tempo indeterminato. Alitalia si è resa disponibile a ragionare su come rinunciare a 300 esternalizzazioni della manutenzione. Su Alitalia «i lavoratori hanno già avanzato proposte. Ora governo e Alitalia devono fare di più», chiede la leader della Cgil, Susanna Camusso. «Dall'azienda c'è stato un irrigidimento che non aiuta - ha spiegato Emiliano Fiorentino, segretario nazionale della Fit-Cisl - L'atteggiamento prendere o lasciare non porta a un accordo, ci aspettiamo che ora prevalga il senso di responsabilità da parte dell'azienda».

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