ATESSA «Nella più grande fabbrica metalmeccanica italiana come la Sevel, del Gruppo Fca-Peugeot, mercoledì 12 aprile è avvenuto un fatto increscioso. Un operaio, battendo la testa violentemente su un braccio meccanico della sua linea, è svenuto e quando i colleghi di lavoro hanno dato l’allarme, sono stati costretti a riprendere il lavoro e a ignorare l’operaio che si trovava a terra, privo di sensi. Una scelta aziendale disumana e un comportamento inqualificabile, in base alla quale la produzione viene prima del rispetto delle persone, anche di fronte ad un incidente sul lavoro». Lo dichiara Gianni Melilla, deputato abruzzese di Articolo 1-Movimento democratico e progressista a Montecitorio annunciando la presentazione al ministro del Lavoro di un’interrogazione «per sapere se non intenda far piena luce su quanto accaduto e accertare i livelli di sicurezza delle condizioni di lavoro alla Sevel, anche in considerazione degli incessanti ritmi e carichi di lavoro conseguenti alle ottime condizioni di mercato del veicolo commerciale prodotto, il Ducato, che quest’anno raggiungerà una produzione vicina al massimo storico di 290 mila furgoni». Sulla vicenda interviene anche Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana. «Alla Sevel in pochi mesi si sono verificati alcuni episodi raccapriccianti: prima si nega la pausa pipì ad un lavoratore che così se la fa addosso; ora, immediatamente dopo un incidente sul lavoro, nonostante l’infortunato fosse ancora in attesa dei soccorsi l’ordine perentorio di riprendere a lavorare. Forse è arrivata davvero l’ora che gli ispettori del ministero del Lavoro ispezionino fino in fondo quello fabbrica».