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Data: 18/04/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Meno contributi a partire dai più giovani i fondi dalla revisione delle detrazioni

ROMA Un segnale sull'Irpef già nel 2018, per chiudere la legislatura mantenendo la più significativa delle promesse contenute nel pacchetto di riforme fiscali. Una promessa non ancora realizzata e della quale non c'è alcuna traccia nel Def. Il documento messo a punto dal governo fa riferimento alla necessità di «trovare spazi per operare misure espansive e di riduzione della pressione fiscale in continuità con le misure introdotte negli anni precedenti» ma non fa alcun accenno al taglio delle aliquote sull'imposta personale sul reddito dei contribuenti, un caposaldo del programma del governo Renzi. Ebbene, pur spargendo prudenza a piene mani, fonti del Tesoro spiegano che se in autunno si apriranno spazi di manovra connessi ad un miglioramento del ciclo economico, allora la partita potrà essere riaperta. Con uno schema ben preciso in cima alla lista delle ipotesi: ridurre il carico fiscale in favore dei contribuenti più giovani. Un progetto che, nei ragionamenti che si fanno in Via XX Settembre, «si lega al taglio del cuneo fiscale progettato per le classi lavoratrici che si affacciano sul mercato». Insomma una doppia mossa: alleggerimento del peso contributivo da una parte e limatura delle aliquote Irpef dall'altra.
IL PIANO
Già, ma in che modo? L'idea di fondo è introdurre una doppia progressività, legata al reddito ma anche all'età. In poche parole: più sei giovane, meno tasse paghi. In pratica, la costruzione di sistema binario dell'Irpef concederebbe ai contribuenti (forse a partire dagli under 35) neo-assunti sgravi più generosi rispetto a quelli ordinari che riguardano la generalità dei cittadini che pagano l'imposta. I meccanismi per realizzare questa operazione sono molti. E, da questo punto di vista, si potrebbe agire non solo incidendo direttamente sulle 5 aliquote che costituiscono la struttura dell'Irpef ma anche sulle detrazioni d'imposta attraverso le quali si abbatte il carico delle tasse da pagare. Proprio dalle tax expenditures, tra l'altro, deriverebbero le coperture necessarie a finanziare un eventuale taglio delle imposte in favore dei giovani. Peraltro il riordino degli sconti fiscali, da cui sarebbero comunque risparmiati quelli considerati intoccabili come le detrazioni da lavoro dipendente o per i carichi familiari, è indicato come un chiaro obiettivo dal Def. Un obiettivo più volte rinviato a data da destinarsi e che il governo punta ad affrontare. Nel 2016, ad esempio, gli sconti fiscali concessi a cittadini e imprese (sotto forma di bonus, detrazioni e deduzioni) sono aumentati ancora. Un balzo in avanti di ben 43 voci con un aumento dei costi per le casse dello Stato di 24 miliardi di euro. In questo modo, ha denunciato la Corte dei Conti nella relazione sul Def depositata in Parlamento lo scorso anno, il nostro sistema tributario «si trova a convivere con quasi 800 eccezioni alle regole base rinunciando ad un gettito potenziale di 300 miliardi». Un dato di fatto che «consolida» la collocazione dell'Italia al secondo posto nel ranking internazionale sul livello di erosione del sistema fiscale, subito dopo l'Australia». Insomma il lavoro già tentato negli ultimi anni senza molto successo (soprattutto in considerazione del fatto, appunto, che la parte maggioritaria delle detrazioni e delle deduzioni connesse a pensioni, carichi familiari e lavoro sono quasi incomprimibili) potrebbe essere rilanciato. Ma difficilmente, secondo quanto filtra, potrà ottenere risultati efficaci senza ridurre di almeno un punto le detrazioni standard attualmente fissate al 19%.

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