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Data: 18/04/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
M5S: No Euro, avanti sul referendum e stop al lavoro domenicale

ROMA A Pasquetta, in casa M5S, resuscita il tema forte del contrasto all'euro, con il referendum anti-moneta unica messo in conto mai così esplicitamente. «Chiedersi quale Italia ci aspetta oltre l'eurozona è un gesto di enorme responsabilità politica di fronte al fallimento palese delle politiche euriste». Manlio Di Stefano, il capogruppo M5S alla commissione esteri oggi presenterà il programma elettorale elaborato secondo le priorità espresse online dagli iscritti al blog di Grillo. Sulla moneta unica non c'era un quesito specifico ma il M5S sta comunque «prevedendo tutti gli scenari possibili». E lo scenario ha un nome inequivocabile: Italexit.
MONETA FISCALE
A fronte dell'«inevitabile» reazione dei mercati, avverte il blog, «ci sono delle contromisure politiche che un Paese importante come l'Italia può adottare e adotterà»; l'ipotesi di una moneta fiscale spunta ciclicamente più per sondare il terreno che per convinzione programmatica. C'è nel M5S l'ambizione di trattare l'argomento tabù Italexit senza paure scagliandosi contro chi, come l'editorialista del Financial Times Wolfgang Munchau, parla di catastrofe in caso di addio alla moneta unica.
Ieri sul blog di Grillo è comparso un lungo e dettagliato comunicato in cui il concetto di sovranità è messo ancora una volta al primo posto. «La logica del referendum sull'euro è quella di impedire che una sola forza politica decida per tutti su una questione decisiva come quella della moneta», dice il blog che punta il dito contro la Germania. Perché, si spiega, «con l'euro abbiamo dovuto rispondere al gigantesco surplus commerciale tedesco (illegittimo secondo le stesse regole europee) tagliando i salari interni e la spesa sociale». La soluzione? «Il reddito di cittadinanza, ma la riconquista della sovranità monetaria è il passo successivo».
Stampare nuova moneta? La risposta è implicita, ed è un sì, quando nello stesso comunicato politico compare la neo-lira, si parla di tornare finalmente a controllare il debito pubblico senza diktat o flessibilità concesse da Bruxelles, ma soprattutto si intravede lo scenario della svalutazione: «La nostra moneta probabilmente si svaluterà verso il nuovo marco tedesco e si rivaluterà rispetto alle monete greca, spagnola e forse anche francese. La portata realistica della svalutazione, inoltre, è molto minore di quanto dicano i catastrofisti». Insomma: si può fare, dicono i Cinque Stelle e «se svalutazione ci sarà» scrivono che non sarà per colpa loro: «La causa andrà ricercata nei movimenti speculativi sui mercati internazionali ma, come detto, l'Italia reagirà, perché sarebbe assurdo non utilizzare la ritrovata sovranità».
DDL SALVA COMMESSE
E di economia e lavoro ieri ha parlato anche il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio condannando le aperture dei centri commerciali durante i giorni festivi. Lo spunto è la battaglia dei dipendenti dell'outlet piemontese di Serravalle. Di Maio ha rilanciato una proposta di legge del collega Michele Dell'Orco che cerca di ridare dignità a dipendenti ed esercenti e, sottolinea, che è stata «promossa addirittura dalla Conferenza Episcopale Italiana». Si tratta di una norma che tornerebbe a istituire giorni obbligatori di chiusura a settimana. «Non è solo una questione economica ma di serenità familiare e di felicità personale» scrive Di Maio. L'unico risultato delle liberalizzazioni, ha detto il deputato M5S, è stato «lo sfaldamento del nucleo familiare del negoziante e dei dipendenti, lontani dalla famiglia 7 giorni su 7». E poi, fa notare Di Maio, c'è il tema dell'e-commerce che disintermedia domanda e offerta ed elimina il negozio: «è inutile finger di non vedere, presto la vendita online renderà questi megacentri commerciali sempre più inutili, e i loro dipendenti indirizzati verso altre mansioni, tra cui la consegna a domicilio».

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