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Data: 20/04/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Voucher aboliti: ora due canali diversi per famiglie e imprese

ROMA Cancellati definitivamente. Con l'ok di ieri anche da parte del Senato (140 sì, 49 no, 31 astenuti) l'abolizione dei voucher è compiuta. I famigerati tagliandi da 10 euro l'ora, comunque, continueranno a circolare per tutto il 2017: chi li ha acquistati prima del varo del decreto, infatti, potrà utilizzarli fino al 31 dicembre. E non stiamo parlando di poca roba: sarebbero tra i 30 e i 35 milioni i voucher custoditi nei cassetti di imprese e pubblica amministrazione. Ma al di là delle scorte previdenti, molto probabilmente la vendemmia sarà salva comunque. E forse anche la stagione balneare. Il lutto per la morte dei voucher potrebbe essere elaborato e superato in tempi brevi. Il nuovo decreto di regolamentazione del lavoro occasionale è a buon punto. Le norme potrebbero vedere la luce nell'arco di un paio di settimane dopo che la Cassazione - preso atto dell'abolizione dei voucher - avrà annullato il referendum del 28 maggio (anche quello sulla responsabilità solidale negli appalti, che il provvedimento votato ieri reintroduce).
Gli esperti di Palazzo Chigi e del Ministero del Lavoro hanno le idee abbastanze chiare. Certo bisogna assolutamente evitare di cadere nell'accusa di aver fatto uscire i voucher dalla porta per farli rientrare dalla finestra. Sul tavolo poi ci sono anche le proposte dei gruppi parlamentari. Come quella degli alfaniani, o quella trasversale a prima firma dell'ex ministro Maurizio Sacconi depositata ieri.
Scartati i mini-jobs tedeschi che somigliano terribilmente ai nostri defunti voucher, si guarda agli chèque dei cugini francesi caratterizzati sempre da un costo ridotto e tanta flessibilità: potrebbero essere consentiti, con precisi tetti, solo alle famiglie e alle associazioni no-profit. La proposta di Alternativa Popolare - che il governo sta esaminando con attenzione - prevede un costo orario di 12 euro esente da Irpef, un compenso massimo annuale di 7.500 euro e un compenso massimo da singolo committente di 2.000 euro.
Per le imprese, invece, si pensa di allargare il lavoro a chiamata (altrimenti detto intermittente), togliendo gli attuali vincoli di età dei lavoratori (under 25 oppure ultra 55enni), eliminando i divieti settoriali e semplificando le procedure. Rispetto ad ora resterebbe solo il vincolo delle 400 giornate lavorative in 3 anni. In questo caso si tratta di un contratto vero e proprio, con ferie, contributi e malattia. Il vantaggio per le imprese non starebbe tanto nel costo, quanto nella semplificazione delle procedure.
Il ddl Sacconi prevede due «pedali»: affianco al lavoro intermittente liberalizzato, il lavoro breve. Quest'ultimo - con un tetto per il lavoratore di 900 euro l'anno per ciascun committente - varrebbe sia per le famiglie che per le imprese (esclusi gli edili).

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