ROMA Il futuro in cinque giorni: da questa mattina fino alla mezzanotte del 24 aprile i 12.300 lavoratori Alitalia potranno approvare o bocciare il verbale di intesa sottoscritto tra azienda, governo e sindacati confederali. Ieri, dopo qualche iniziale imbarazzo, Cgil, Cisl e Uil sono scese ufficialmente in campo e si sono schierate per il sì all'accordo. Del resto avendo siglato l'intesa sarebbe stato davvero kafkiano se avvessero agito diversamente. Eppur tra i sindacati di categoria la tentazione di non esporsi c'era come la paura di perdere iscritti a vantaggio degli autonomi, schierati per il no all'intesa. «Sarebbe un disastro se l'azienda fallisse», ha invece avvertito ieri la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, spiegando che, se dovesse vincere il no all'accordo, a quel punto si avrebbe «una grande compagnia in meno e 20 mila disoccupati in più». «Quando ti trovi nella condizione di prendere o lasciare, meglio far restare il lavoro per potere poi ridiscutere», ha aggiunto il leader della Uil Carmelo Barbagallo augurandosi che «prevalga il buonsenso perché non siamo per niente tranquilli sull'esito di un voto che non si sa dove ci può portare».
E c'è incertezza sul voto anche nella Cgil. «Non siamo ottimisti. Pensiamo sia una situazione molto difficile, figlia di molti errori fatti dal Paese e dai manager» negli anni, ha affermato la numero uno Susanna Camusso, «ma siamo coscienti che non c'è alternativa per provare a salvarla». Insomma, la linea è quella della responsabilità perchè. come ha spiegato il ministro dello Sviluppo Calenda, senza l'accordo «c'è solo il fallimento e la liquidazione dalla compagnia». Sul fronte opposto e molto critici verso i sindacati confederali e il governo ci sono piloti e assistenti di volo. Perché è per loro che la trattativa è andata peggio del previsto, spiega Marco Veneziani dell'Associazione nazionale piloti che ha dato mandato ai legali di verificare la validità del referendum.
GLI SCHIERAMENTI L'Usb ha invitato i lavoratori di Alitalia a votare per «netto e inequivocabile no». Per la sigla sindacale, il referendum che è «una consultazione viziata dal ricatto sulla pelle dei lavoratori per il futuro aziendale e da una scarsa quanto caotica e bugiarda informazione sui reali contenuti dell'accordo». «Un'intesa - afferma l'Usb - che non risolve i problemi dell'Azienda, la ridimensiona ulteriormente, crea futura disoccupazione a terra (precari oggi, tempi indeterminati domani) e colpisce in modo insostenibile le buste paga dei naviganti (altro che 8%, se si somma tutti gli interventi si arriva al 20-25%)». Il voto rischia poi di creare una spaccatura tra i dipendenti della compagnia, avvertono i confederali, tra i naviganti propensi per il no e il personale di terra più orientato al via libera.