TERAMO Dopo tredici anni di incontrastato dominio cittadino il centrodestra arriva alla resa dei conti. Il sindaco Maurizio Brucchi, erede di quel "modello Teramo" che ha portato il suo predecessore Gianni Chiodi alla guida della Regione, si presenta oggi (alle 9.30) in consiglio senza maggioranza. La recente fuoriuscita degli ex gattiani Alfredo Caccioni e Vincenzo Falasca, che hanno abbandonato "Futuro in", e di Domenico Sbraccia, legato solo formalmente al gruppo "Insieme per Te", espressione diretta del primo cittadino, hanno assottigliato ancora di più la coalizione che sostiene la giunta tornata a nove assessori. Dei 21 consiglieri eletti nelle file del centrodestra due anni e mezzo fa ne restano solo 15 fedeli al sindaco, ma per garantirgli una maggioranza solida ne servono almeno 17. Il problema oggi sarà in parte mascherato dal fatto che la seduta è in seconda convocazione, per cui si può deliberare con 11 voti. Su un paio di provvedimenti, come la trasformazione dell'ex rettorato di via Crucioli in Casa dello studente e la "rottamazione" delle cartelle esattoriali, ci sarà tra l'altro un'ampia convergenza che mescolerà in numeri al momento del voto. L'opposizione, gli ex della maggioranza che fanno capo ad "Al centro per Teramo" e Fdi-An e i tre nuovi dissidenti, però, hanno fatto già sapere che non sosterranno neppure con la sola presenza in aula l'esame di altre delibere, tra cui il riaffidamento del servizio di tesoreria e la relazione della corte dei conti sulla gestione finanziaria del Comune. L'amministrazione ritiene di poter approvare questi atti e l'attivazione degli sconti sulla tassa di occupazione del suolo pubblico con l'appoggio di una maggioranza che non è più tale, sfruttando la seconda convocazione che abbassa il numero legale richiesto: il problema, però, resta. Sbraccia, Falasca e Caccioni, che risultano determinanti per l'assetto consiliare del centrodestra, chiedono che il sindaco si dimetta, azzeri la giunta cancellando le recenti nomine di Katia Provvisiero, Silvio Paolucci e Alfonso Di Sabatino Martina, e utilizzi i venti giorni che la legge gli concede prima di confermare l'uscita di scena per ridiscutere con i potenziali alleati un patto di fine consiliatura. Brucchi ha risposto con un appello al senso di responsablità generale che consentirebbe all'amministrazione di ottenere risultati per la città in assenza dei quali si potrebbe solo andare tutti a casa. Il sindaco, però, ieri si è trincerato dietro un silenzio tattico, in attesa degli sviluppi odierni in consiglio. Lo stesso hanno fatto gli altri gruppi, soprattutto gli ex della maggioranza, a cui era prioritariamente rivolto il monito del primo cittadino. In aula sarà comunque una guerra di nervi, nella quale conteranno più le parole dei numeri che ormai sono definiti. Per il varo dei provvedimenti condivisi anche da opposizioni e scontenti, infatti, sarà necessaria un'inversione dell'ordine del giorno. L'amministrazione potrebbe concederla per stemperare il clima e consentire alla minoranza e agli ultimi fuoriusciti di seguire la loro strategia, ma potrebbe insistere sulla linea della fermezza e pretendere che la discussione e il voto seguano la scaletta dei lavori indicata nella convocazione della seduta. A quel punto anche le delibere per la Casa dello studente e la "rottamazione" delle cartelle esattoriali per i debitori dei Comune che hanno subito danni a causa del terremoto finirebbero sulla linea di tiro dello scontro consiliare. Brucchi non è comunque disposto a cedere senza opporre alcuna resistenza alle pressioni dei dissidenti e medita contromosse per tentare di uscire dal vicolo cieco in cui gli ultimi contrasti interni alla maggioranza l'hanno cacciato. Quello di oggi, però, potrebbe essere l'ultimo appello per l'amministrazione e per il suo secondo mandato alla guida della città che rischia di chiudersi prima del tempo e con un atto traumatico.