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Data: 21/04/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Mancata fusione Tua: gli autisti dell’Ama scioperano il 26. L'assessore alle Politiche del lavoro Fabio Pelini, «La riconferma per altri tre anni dell’attuale amministratore unico dell’azienda appare, al di là di chi ricopre il ruolo, una scelta inopportuna»

L’AQUILA C’è anche la poca chiarezza sul processo di fusione con Tua, l’azienda regionale dei trasporti, tra le motivazioni che hanno portato i sindacati a proclamare lo sciopero di mercoledì 26 aprile dei dipendenti dell’Ama. Gli autisti dei bus urbani si fermeranno nella fascia oraria dalle 9,10 alle 13,10, mentre il personale a terra, delle officine e degli uffici incrocerà le braccia nelle ultime 4 ore lavorative. La protesta è stata appoggiata da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Faisa-Cisal e Ugl. I lavoratori rivendicano «le mancate informazioni sul processo di fusione Ama-Tua», nonostante il referendum interno con cui oltre il 90% del personale ha espresso la volontà di entrare in Tua. Ma sul tappeto c’è anche il mancato rispetto degli accordi aziendali (turn over tra turni spezzati e turni continuati e assegnazione straordinaria turni minor aggravio), la mancata comunicazione dei dati di chiusura del bilancio 2016 e la mancata sostituzione degli autisti andati in pensione. «Lo sciopero, con le rivendicazioni dei lavoratori», afferma l’assessore comunale alle Politiche del lavoro Fabio Pelini, «va a innestarsi alla problematica complessiva della riorganizzazione della mobilità cittadina. Una delle priorità della prossima amministrazione dovrà essere proprio la revisione del piano della mobilità urbana, ormai datato, visto che il sisma ha disgregato e ampliato l’assetto del territorio. Il sistema dei trasporti pubblici va ripensato, cogliendo le esigenze che arriveranno dalla popolazione e le nuove prospettive fornite dagli asset principali, che sono l’alta formazione, l’università, le scuole, gli uffici, le attrattive turistiche. Non si potrà prescindere dalla fusione tra Ama e Tua e dovranno essere salvaguardati i livelli occupazionali. In questo quadro», conclude Pelini, «la riconferma per altri tre anni dell’attuale amministratore unico dell’azienda appare, al di là di chi ricopre il ruolo, una scelta inopportuna».

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