ROMA Alta tensione sul referendum Alitalia. Perché, al di là degli appelli al senso di responsabilità del ministro dello Sviluppo Carlo Calenda e del presidente in pectore Luigi Gubitosi, il destino della compagnia resta in bilico. C'è chi prevede una vittoria del sì per una manciata di voti e chi invece immagina una bordata di no. «Nonostante le minacce di una liquidazione totale - dicono i sostenitori della bocciatura - alla fine il governo interverrà, evitando in extremis il fallimento».
Dall'altro fronte si ripete che il commissariamento è solo l'anticamera della liquidazione e che alternative, come ripetuto anche ieri dai tre leader sindacali Annamaria Furlan, Susanna Camusso e Carmelo Barbagallo, non esistono e che solo con il via libera si possono salvare migliaia di posti di lavoro. Di certo - nel primo giorno di votazioni - c'è da segnalare una fuga non modesta degli iscritti ai sindacati che hanno siglato il preaccordo con la compagnia. I dati, secondo fonti interne alle organizzazioni dei lavoratori, sono preoccupanti: a stracciare la tessera dell'Anpac sarebbero stati dal raggiungimento dell'accordo a ieri non meno di 185 assistenti di volo e 47 piloti; la Uilt ha perso 32 assistenti di volo e 7 piloti, mentre anche la Cgil viene abbandonata da una trentina di hostess e steward e da 8 piloti. La Fit-Cisl perderebbe 6 piloti e oltre 180 assistenti di volo, la Ugl solo 24 assistenti di volo. Segnali evidenti di come la base, o una parte di essa, non abbia digerito la mediazione raggiunta che, va detto, penalizza sopratutto il personale navigante (i piloti sono 1.600, 3.600 gli assistenti di volo). Quello di terra, almeno a sentire i sindacati, appare invece più orientato a promuovere l'intesa. I lavoratori con la tessera sono 6.542, per un tasso di sindacalizzazione del 55%, con punte del 70% tra i piloti e del 66% tra gli assistenti di volo (44% tra il personale di terra). Il primo sindacato è la Fit-Cisl con circa 1.900 iscritti, poi c'è la Filt-Cgil con 1.100, seguono Uilt, Apac e Ugl ciascuna con un migliaio di tesserati. Anpac e Uilt sono le più forti tra i piloti.
I DATI Del resto anche all'interno dei sindacati la discussione è aperta e in molti si interrogano se sia stato giusto indire un referendum, rischiando una clamorosa sconfessione. In attesa di conoscere come si pronunceranno i lavoratori, da Unicredit è arrivato un nuovo pesante avvertimento. Ciò che serve alla compagnia, ha detto l'ad Jean Pierre Mustier, è una «soluzione sostenibile in una prospettiva di lungo periodo», mettendo così dei paletti per continuare a sostenere l'azienda. In questi anni infatti l'istituto non è mai venuto meno al proprio ruolo, ma ha visto andare in fumo molto denaro: «Abbiamo perso nel sostegno ad Alitalia 500 milioni di euro in tre anni, una somma grande, cosa altro possiamo fare? Continuiamo a lavorare» ma «non possiamo perdere altro», ha puntualizzato il banchiere lasciando intendere che se la garanzia di Invitalia non verrà estesa anche alla nuova finanza, l'istituto milanese potrebbe abbandonare il tavolo. Dalla Uilt è invece arrivato un plauso a Gubitosi che, nell'intervista al Messaggero, aveva chiesto una forte discontinuità sul fronte del top management. Luigi Di Maio attacca invece azienda e sindacati: «Nessuna delle due alternative contenute nel quesito del referendum sottoposto ai lavoratori di Alitalia risolverà i problemi» della compagnia di bandiera, «perché non vanno ad agire sulle responsabilità del management, né sui tagli agli sprechi, ma solo sui costi dei lavoratori». Secca la replica della Cgil: senza intesa c'è il fallimento. Come noto si voterà fino alle ore 16 del 24 aprile con nove seggi elettorali tra Roma e Milano. L'esito del voto sarà portato sul tavolo dell'incontro azienda-sindacati già convocato per il 26 aprile al ministero dello Sviluppo: nel caso prevalesse il sì, si procederà alla firma dell'accordo definitivo.