Trenta anni di sacrifici e ligio dovere, bruciati nel giro di pochi minuti: l'altro giorno un impiegato della Magneti Marelli, capo turno da anni, è stato convocato a fine turno e licenziato in tronco. Una decisione, quella dell'azienda, che ha provocato un malore all'uomo, 53 anni e padre di famiglia, che ieri è svenuto per strada ed è stato costretto ad un ricovero in ospedale. Le sue condizioni di salute non sono fortunatamente preoccupanti, ma quello che gli è accaduto nel giro di poche ore è destinato a cambiare la sua vita e i rapporti sindacali in fabbrica. Tant'è che la Fiom ha già annunciato uno sciopero nello stabilimento, «anche per protestare contro i carichi di lavoro imposti - spiega Pietro Campanella - e contro un metodo di organizzazione improntata sul principio dei pezzi a tutti i costi e scarto zero. Quel che è successo alla Magneti Marelli è il frutto dell'applicazione del contratto nazionale voluto da Marchionne e che noi non abbiamo firmato, un contratto che va in deroga a molti diritti dei lavoratori». Al capo turno l'azienda ha contestato di aver ceduto il suo badge ad un operaio interinale per sbloccare un macchinario e che da quel macchinario sarebbero uscite due traverse destinate alla Stelvio dell'Alfa Romeo (assemblata a Cassino), senza staffe.
IL DANNO «Un danno da 50 euro - spiega il cinquantatreenne - che può succedere a chiunque. Io avevo ceduto il badge al mio operaio, che a quello era stato addestrato e addetto, per accelerare i tempi in attesa che arrivasse il suo. L'operaio si è assunta tutta la responsabilità, ma l'azienda ha ritenuto di punire me, da un giorno all'altro, con un provvedimento estremo, al quale ho già incaricato il mio avvocato di opporsi. Questo è il benservito di una vita di sacrifici: per l'azienda ho fatto tutto in questi trenta anni». «Il clima che si è creato alla Magneti Marelli - continua Campanella - è diventato insopportabile: decine e decine di lettere di contestazione piovono quotidianamente sui 620 operai per i motivi più banali. Mentre i macchinari sono abbandonati e fatiscenti e, con il contratto in essere, è stata praticamente abolita ogni forma di contrattazione tra sindacati e proprietà. Il fatto che il licenziamento l'altro giorno abbia colpito un responsabile di produzione con trenta anni di esperienza alle spalle, la dice lunga sul clima che si respira in fabbrica».