Il sindaco Maurizio Brucchi ha consegnato ieri mattina le sue dimissioni nelle mani del Prefetto. Adesso ha 20 giorni di tempo per decidere se confermarle o meno: il timer è partito, Brucchi è pronto a fare l'ultimo, disperato tentativo per ricompattare la sua maggioranza e formare una nuova squadra. Il sindaco aveva annunciato che il Consiglio del 20 aprile sarebbe stato decisivo. Alla prova dei numeri Brucchi ha perso, finendo con soli 15 consiglieri. La maledizione dell'anatra zoppa, invocata dal centrodestra durante il ballottaggio nei confronti della competitor del centrosinistra, Manola Di Pasquale, si è abbattuta sul Brucchi quater, creando una palude politico-amministrativa in cui alla fine lo stesso sindaco è rimasto incastrato. L'unica via d'uscita è quella delle dimissioni. Brucchi nella nota ufficiale parla di «lunga e sofferta riflessione» e spiega che la sua decisione è dovuta «alla situazione politica che si è venuta a creare all'interno dalla coalizione di centro destra al Comune di Teramo». Brucchi ricorda «La costanza, la coerenza, l'onestà e il grande lavoro hanno caratterizzato il mio essere Consigliere Comunale, Assessore ed infine Sindaco». Dopo i ringraziamenti di rito, l'amara riflessione. «Lascio con profondo dispiacere e rammarico in un momento in cui la Città avrebbe bisogno di una guida per portare avanti le difficili sfide del post sisma, ma consapevole di aver dato tutto me stesso per la mia amata Teramo». Se Brucchi dovesse confermare le dimissioni, per Teramo si aprirebbe una lunga fase di commissariamento, fino a giugno del prossimo anno. Un'ipotesi che l'alleato Paolo Tancredi chiede di scongiurare. «Rispetto la decisione del sindaco afferma ma gli ho chiesto di andare avanti per il bene della città. Spero che la maggioranza possa utilizzare questi 20 giorni per confrontarsi sui programmi e sulle azioni, smettendo di discutere della Giunta: per me Brucchi può scegliere chi vuole, spero che anche i cosiddetti dissidenti facciano un discorso analogo e non di poltrone, altrimenti, se questa amministrazione cadrà, sarò io stesso a fare nomi e cognomi di chi l'ha voluto, spiegando anche gli interessi personali». Paolo Gatti ha affidato alle pagine di Facebook il suo sfogo. «Sono dispiaciuto, ma comprendo l'amarezza e la stanchezza del Sindaco di Teramo. Io m'ero stancato da un bel pezzo. Continuo a non comprendere invece come si possa ritenere che un commissariamento lungo, di 450 giorni, possa essere utile alla città e sono molto sorpreso dall'eventualità che la maggior parte dei consiglieri possano lasciare che la città sprofondi in una situazione patologica di tale natura. Temo che si assumeranno, nel caso, una grave responsabilità, e che potrà essere un grande danno per la nostra città». Amareggiato è anche Dodo Di Sabatino, leader del gruppo Teramo soprattutto, entrato in Giunta nell'ultimo rimpasto. «Sono deluso più che pentito afferma -. Nei prossimi giorni capiremo se quello che è accaduto è frutto di un disegno preordinato guidato da qualcuno che ha un profilo regionale». sembra che Dodo si riferisca non tanto al consigliere Sandro Mariani, quanto addirittura al Presidente della Regione Luciano D'Alfonso.