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Data: 23/04/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Trasporto pubblico locale e risorse - Trasporti, giro di vite sui fondi alle Regioni. Costi standard e tagli a chi non fa le gare, così saranno ripartiti i 4,8 miliardi di euro (leggi l'articolo in pdf)

ROMA Uscito dalla porta della riforma Madia della Pubblica amministrazione, la riforma del trasporto pubblico locale rientra dalla finestra della manovra di correzione dei conti pubblici. Il provvedimento che è stato bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato ed ora è arrivato al vaglio del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, per la firma, ha recuperato anche i nuovi criteri per il riparto del fondo da 4,8 miliardi di euro destinato alle Regioni per il finanziamento del trasporto pubblico. I soldi non saranno più distribuiti soltanto in base ai costi storici e alle percentuali delle tabelle del ministero delle infrastrutture e dell'economia, ma saranno utilizzati nuovi criteri. Innanzitutto il 10% dei fondi, sarà suddiviso tra le Regioni in base ai proventi del traffico e dell'incremento che lo stesso traffico ha registrato rispetto all'anno precedente.
I CRITERI
Più i cittadini di una Regione usano il trasporto pubblico, dunque, maggiori fondi avrà quella regione. La fetta del fondo ripartita con questo criterio sarà crescente: si partirà dal 10%, per poi aumentare ogni anno del 5% fino ad arrivare al 20% del totale. Un altro 10% del fondo per il trasporto locale, poi, sarà distribuito in base ai costi standard. Come nel caso precedente, anche questa quota sarà crescente. Il primo anno il 10%, poi il 15% e, infine, il 20%. Entro il 2020, dunque, il 40% del fondo sarà ripartito utilizzando questi due nuovi criteri. Per la parte residua rimangono invece in vigore le tabelle di riparto del ministero delle infrastrutture.Ma c'è anche un altro passaggio innovativo.
IL MECCANISMO
Sarà introdotto un meccanismo di penalizzazione nell'accesso ai soldi del fondo per quelle amministrazioni che non mettono a gara i servizi di trasporto pubblico. In pratica, spiega la norma, è prevista una «riduzione in ciascun anno delle risorse del Fondo da trasferire alle regioni qualora i servizi di trasporto pubblico locale e regionale non risultino affidati con procedure di evidenza pubblica entro il 31 dicembre dell'anno precedente a quello di riferimento, ovvero ancora non ne risulti pubblicato alla medesima data il bando di gara». Tuttavia viene anche prevista una sorta di clausola di salvaguardia. I nuovi criteri di riparto, spiega ancora il testo del decreto, non possono «determinare per ciascuna regione una riduzione annua maggiore del cinque per cento rispetto alla quota attribuita nell'anno precedente». Per i primi cinque anni di applicazione della riforma, la riduzione non potrà essere superiore al 10% dei soldi ottenuti da ogni singola Regione rispetto all'anno 2015. Ai nuovi criteri di riparto dei fondi si affianca anche la nuova disciplina che delimita i bacini per le gare del trasporto locale e le norme sull'evasione tariffaria. Per queste ultime, in particolare, è previsto un aumento delle sanzioni per chi viaggia senza biglietto, che vengono portate fino a 200 euro. Non solo. Il decreto prevede anche che i gestori dei servizi di trasporto pubblico possano affidare le attività di prevenzione, accertamento e contestazione delle violazioni alle norme di viaggio anche a soggetti non appartenenti agli organici del gestore medesimo, qualificabili come agenti accertatori.
Come detto la manovra è arrivata al Quirinale. Ieri parlando a margine della riunione del Fondo monetario a Washington, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha ribadito che il ritardo nella pubblicazione dei testi è stato dovuto a«alla messa a punto» del provvedimento che è «complesso».

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