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Data: 23/04/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Di Benedetto: non mi dimetto. l presidente della Gran Sasso Acqua: il mio ruolo, in questo momento, è insostituibile

L’AQUILA «Mi si può chiedere di aiutare la città, non di fare dei danni. Non posso rassegnare le dimissioni da presidente della Gran Sasso Acqua. Il mio ruolo, in questo momento, non è sostituibile». Risponde così Americo Di Benedetto, candidato sindaco del centrosinistra, alla ridda di polemiche innescate dalla coalizione di centrodestra e dal movimento civico “L’Aquila chiama”, che ne hanno chiesto “la testa”. Vogliono che lasci subito la guida della società che gestisce, in qualità di stazione appaltante, la più grande commessa della ricostruzione post-sisma: il mega appalto da 80 milioni di euro per i sottoservizi nel centro storico. Ma Di Benedetto non ci sta a sentir parlare di conflitto di interessi o incompatibilità varie. E controbatte: «La mia posizione è più tecnico-amministrativa che politica». DIMISSIONI SUBITO. In contemporanea, con due comunicati inviati alla stampa nel giro di un’ora, centrodestra e civici di “L’Aquila chiama” hanno sollecitato, venerdì scorso, Di Benedetto a lasciare l’incarico che da 11 anni riveste a capo della Gran Sasso Acqua. «Questione di bon ton», dicono, «oltre che di correttezza istituzionale. Le battaglie vanno combattute ad armi pari, senza punti di vantaggio». Tra le righe si legge la vera motivazione che anima la richiesta: il timore che Di Benedetto possa beneficiare del ruolo di primo piano nella Gsa per tessere contatti e traghettare voti. «Emuli la Pezzopane che lasciò la vicepresidenza della Regione per candidarsi alla Provincia», la provocazione lanciata dai due schieramenti, «si dimetta. E lo faccia subito». RUOLO INSOSTITUIBILE. Con l’aplomb che lo caratterizza, senza scomporsi più di tanto, Di Benedetto risponde, punto per punto, a quanti chiedono che si faccia da parte. «Le mie dimissioni, in questo momento storico, creerebbero enormi danni alla città e alla struttura aziendale. Ogni riferimento, e non parlo di quelli mediatici e politici, passa per le mie mani», dice, «il mio ruolo, all’interno della Gsa, è soprattutto tecnico e amministrativo, di gestione ed equilibrio. È indispensabile e insostituibile, se non attraverso una riorganizzazione generale che, adesso, non è fattibile». GESTIONE TRASPARENTE. «Lo stile e il modo di operare in azienda, che da sempre attuo nei rapporti impostati alla massima trasparenza, sono di dominio pubblico», incalza Di Benedetto. «In questo momento, lasciando la Gran Sasso Acqua, provocherei un enorme danno alla città e al comprensorio, tenendo conto che la società è partecipata non solo dal Comune dell’Aquila, ma da tutti i 36 comuni del territorio». E non è una questione di “lauti compensi”, per Di Benedetto che precisa: «Quanto percepisco? 1.200 euro netti mensili. Gestisco questa azienda da 11 anni: cosa cambierebbe se lasciassi il timone ad un mese dalle elezioni? Gli aquilani mi conoscono, sanno quello che faccio e come sono. Apprezzano la mia rettitudine morale e la dedizione al lavoro. Parlare di conflitti di interesse è assurdo». L’APPALTO DELLA DISCORDIA. La richiesta di dimissioni, avanzata da centrodestra e civici della lista “L’Aquila chiama”, ruota intorno alla mega commessa da 80 milioni di euro per la realizzazione del cosiddetto “tunnel intelligente”: 12 km e mezzo di rete idrica, elettrica, telefonica, fognaria e internet che scorrono in un unico tunnel ispezionabile. Il primo stralcio dei lavori, realizzati dalla spocietà consortile Asse Centrale Scarl, composta da la ditta Acmar di Ravenna e dalle aquilane Edilfrair e Taddei, ha un valore di 40 milioni di euro. A opera conclusa, l’intero appalto supererà gli 80 milioni di euro. Il più grande e sostanzioso, in termini economici, di tutta la ricostruzione post-sisma.

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