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Pescara, 24/07/2024
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Data: 24/04/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pescaraporto, ecco la lettera che spianò la strada al progetto

La pistola fumante, dal punto di vista dell'accusa, è la nota del Genio civile del 15 marzo 2016, numero di protocollo 56072. A firma del dirigente Vittorio Di Biase, uno degli indagati per il caso Pescaraporto, l'ufficio della Regione Abruzzo, risponde a una lettera del Comune di Pescara dichiarando di «prendere atto degli specifici accertamenti condotti dalle autorità competenti in materia, finalizzate a verificare la regolarità delle attività edilizie segnalate e delle relative procedure autorizzative, soprattutto in ordine alle effettive condizioni di rischio idraulico e ai requisiti di tutela della pubblica e privata incolumità». Un giro di parole che il Comune, messo in allarme dalla prima lettera del Genio, che il 18 gennaio 2016 suggerì lo stop al cantiere di Pescaraporto alla luce del rischio alluvioni evidenziato dal piano regionale Psda, interpreta come una benedizione definitiva dell'operazione urbanistica condotta, sulle pregiate aree della riviera sud, dalla società del costruttore chietino Franco Mammarella e dei familiari dell'avvocato Giuliano Milia, indagato per concorso in abuso d'ufficio e falso insieme all'ingegner Di Biase, al presidente della regione Luciano D'Alfonso, al dirigente comunale Guido Dezio, uomo di fiducia del governatore, e all'allora capo della segreteria di D'Alfonso Claudio Ruffini .

LA RIUNIONE Per Squadra mobile e Procura di Pescara, invece, la lettera è il primo elemento di prova del falso ideologico, perché fa riferimento ad «accertamenti delle autorità competenti» dei quali non si trova traccia documentale. Ed è un sufficiente indizio dell'atteggiamento di favore verso l'investimento della società Pescaraporto, soprattutto se messa in relazione alla riunione svoltasi pochi giorni prima nello studio Milia, tra l'avvocato, Guido Dezio e Claudio Ruffini. In primo luogo per un motivo logico: se alla data del 15 marzo 2016 era pacifica l'incompetenza del Genio civile regionale in una materia delegata all'Autorità di bacino, a quale titolo l'ufficio guidato da Di Biase ha «preso atto» della regolarità dell'intervento edilizio?
Il problema, sempre dal punto di vista dell'accusa, è un altro: a marzo del 2016 il rischio evidenziato dal Psda aggiornato il 15 maggio 2015 era noto da circa un anno. Mentre le ruspe di Pescara porto rimasero ferme per un altro mese, fino al definitivo via libera del Consiglio di Stato, arrivato il 16 giugno. Eppure nessuna autorità pubblica si è preoccupata di riesaminare la concessione edilizia datata 5 ottobre del 2012. Tutta qui la differenza tra interesse pubblico e interesse privato.

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