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Data: 25/04/2017
Testata giornalistica: Il Centro
I rifugiati si sfidano a calcio in nome della Liberazione

PESCARA «Il 25 aprile del 1945, a Milano e poi ovunque, la gente era felice e festeggiò dalla mezzanotte con canti e balli per le strade e le piazze la fine del nazifascismo. Ed è questo spirito ludico, di autentica festa, questo clima positivo condiviso che vogliamo far rivivere, perché accanto alle doverose celebrazioni istituzionali, la Festa della Liberazione torni a essere, appunto, una festa. E che cosa meglio dello sport allora?». Così Antonio Tiberi, presidente dell’Arci pescarese spiega come è nato il quadrangolare di calcio “Liberi di ... Giocare insieme” che prenderà vita oggi pomeriggio nel campetto del parco de Riseis, dalle 16 alle 19 e che vedrà schierate le squadre della Cgil, dell’Arci e della Caritas diocesana per un torneo amichevole «finalizzato a promuovere la cultura dell’integrazione, dell’accoglienza, della pace nella nostra città», si legge nella nota di presentazione dell’iniziativa firmata dal sindacato, che aggiunge: «in una giornata che vuole ricordare i Caduti per la libertà e la democrazia, che spinge a riflettere per far prevalere sempre i principi di libertà, di uguaglianza, di integrazione tra i popoli quali valori riconosciuti dalla nostra Costituzione e resi effettivi come diritti inalienabili». Integrazione è la parola che spicca un po’ su tutte, anche e soprattutto perché le squadre in campo sono per la grandissima parte composte da giovanissimi giocatori stranieri, ospiti dei Centri di accoglienza per stranieri (Cas) e degli Sprar, Servizi protezione rifugiati e richiedenti asilo, del territorio, come l’Emmaus di Strada Colle San Donato, gestito dalla Caritas, sul cui campetto in molti, rifugiati ed immigrati, si allenano giorno dopo giorno. Il calcio, si sa, è una passione senza confini, si gioca nei luoghi più sperduti della Terra e il riscatto che favorisce è nella storia di vita di tanti campioni diventati anche per questo dei veri miti, oltre che degli esempi di chi “ce l’ha fatta”. Per chi è arrivato fin qui lasciandosi alle spalle guerre, carestie e sanguinarie dittature – e che con il pallone un po’ ci sa fare – fare il calciatore rappresenta un sogno, il progetto di un futuro migliore. Tanto che in campo oggi si vedranno ventenni che si allenano con le squadre di Eccellenza, ovvero il secondo campionato dilettantistico più importante, mentre Cgil e Arci tra l’altro stanno allestendo una formazione super per iscriversi, dal prossimo anno, in un campionato dilettanti. «Il calcio è la mia vita da sempre. In Gambia giocavo, ma non avevo diritti e libertà. Qui in Italia grazie al calcio mi sto integrando e quando gioco non penso alle cose brutte del mio passato». Con poche parole Faynkeh Mahammad sintetizza il suo ieri e il suo oggi, dando un senso concreto allo spirito della manifestazione odierna. Faynkeh è nella squadra Arci Migranti, che con lui schiera Onyeka Stanley Ifeanyi, Stephen Chibuzo Ojie, Sidou Sekou, Keita Hamed, Kourouma Mohamed, Somaila Sangare e Toure Mousa, in panchina Pietro Santovito. Allenata dal presidente Antonio Tiberio la seconda formazione che l’Associazione ricreativa e culturale ha iscritto al torneo della Liberazione, l’Arci Pescara, che mette in campo Edoardo Bravin, Andrea Bellotti, Raffaele Del Tito, Luca Falcone, Enrico Peca, Mirko Priore, Peppe Melizzi, Fabio Spinozzi. Arrivano dal Senegal (4), dal Camerun (2), dal Gambia (1), dalla Nigeria (2) i giocatori della Cgil Forever: Diouf Bathie è il portiere, è arrivato in Italia tre anni fa e lavora come cuoco; Danso Ousman è un rifugiato politico come Elvis Ighodaro, entrambi attaccanti, e Godwin Anya, che però è un centrocampista; Anouadjou Thiery, da 5 anni in Italia, è un difensore e studia Economia e Commercio all’università d'Annunzio come Nguefack Gabin, che invece è un attaccante; in difesa anche Babacar Gueye, mentre avanti ecco Khadim Beye, espertissimo calciatore (giocava anche in Senegal) arrivato in Italia 8 anni fa: ora lavora come commerciante ambulante; sotto porta lo studiosissimo Birahim Ndiaye: ha studiato in Senegal conseguendo tre lauree ed è a Pescara dal 2007, mentre è approdato nel Belpaese dal Senegal all’alba del terzo millennio (era il 2000) e lavora come ambulante Mamadou Niang, difensore. Il mister è Giuseppe Filareto. Fortissima la squadra della Caritas. Scendono in campo «per la Pace, per l’integrazione e per un Paese migliore» i rifugiati ospiti del Centro di Accoglienza Straordinaria e del Centro di accoglienza Sprar e per questioni di sicurezza e privacy l’allenatore, David Giovannoli, operatore della Caritas diocesana in servizio allo Sprar, preferisce pubblicizzare soli i nomi e non i cognomi dei suoi giocatori, avvertendo che quello che gli avversari dovranno tenere d’occhio («se sta in forma» aggiunge sorridendo) è Marwis, nigeriano di ventanni dal piede “benedetto”. Con lui Mohammed, Lamin, Mohammed, Roland, Matimou, Malick, Ousman,Oscar e Amaodou, giocatori provenienti da Gambia, Ghana, Costa d'Avorio e Nigeria. Non resta che attendere il fischio dell’arbitro e vedere chi la spunterà e vincerà il trofeo della Liberazione.

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