ROMA È scattato il conto alla rovescia per la riapertura delle trattative sugli statali. Dopo otto anni di stop è ormai tutto pronto per la spedizione della cosiddetta “direttiva madre”, ovvero l’atto di indirizzo sui contratti che sarà firmato dal ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia. Una sorta di canovaccio a cui si dovranno ispirare i rinnovi. Linee guida che saranno in parte comuni per tutti i comparti. I prossimi giorni saranno cruciali. Sono, infatti, attesi gli ultimi pareri sulla riforma del pubblico impiego. I decreti Madia ora all’esame delle commissioni di Senato e Camera, compreso il correttivo sulle partecipate, dovrebbero finire il giro in settimana. A quel punto, a inizio maggio, tutte le carte sul tavolo saranno scoperte e l’atto di indirizzo potrà essere siglato e spedito all’Aran, l’Agenzia che rappresenta il governo nei tavoli con i sindacati. Per riaprire la contrattazione sono necessari punti fermi sia sul fronte delle risorse che delle regole. Quanto al budget sono state date dal governo garanzie per aumenti in busta paga da 85 euro mensili medi (secondo una piramide rovesciata che privilegia i salari più bassi). Sul piano normativo gli ultimi aggiustamenti al Testo Unico dovranno tenere conto del giudizio dei parlamentari. Ma alcuni suggerimenti sono già arrivati dal Consiglio di Stato, che ha espresso forti dubbi sul procedimento disciplinare. Palazzo Spada ha invitato a fissare scadenze precise per l’azione che può portare fino al licenziamento, anche allungando i tempi (da 90 a 180 giorni) purché i “paletti” siano «perentori». Qualcosa manca ancora sul piatto, ma ci sono già abbastanza ingredienti per immaginare la ricetta che sarà messa a punto con la “direttiva madre”. Si darà di certo mandato per riprendere i negoziati sul pacchetto “malattia”, l’obiettivo è rendere la materia più flessibile per venire incontro sia alle esigenze del lavoratore che dell’amministrazione, anche in un’ottica anti-abuso. Ecco che per le viste specialistiche si potrebbe optare per permessi a ore senza dover saltare l’intera giornata. Dei ritocchi potrebbero anche riguardare la fruizione della legge 104 del 1992 sulla disabilità. Posto che la legge in sé non si tocca, da tempo si parla di programmare le assenze previste, così da dare all’amministrazione un margine di preavviso. Non sarebbe poi più rimandabile un intervento sui tempi determinati, in modo da rendere il più simile possibile il trattamento tra precari e fissi, anche per rispondere alle sentenze che si sono accumulate su carriera e altri diritti. È forte anche la pressione per rivedere le regole, semplificandole, sul salario accessorio, così da facilitare lo sblocco dei fondi. Nell’atto di indirizzo dovrebbero inoltre fare capolino accenni al welfare aziendale e al telelavoro.