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Data: 27/04/2017
Testata giornalistica: Il Centro
«Alitalia senza lo Stato». Il governo tiene la rotta. Gentiloni esclude la nazionalizzazione dell’azienda: «Non ci sono le condizioni». Liquidazione o vendita le uniche strade possibili. Delrio dice no allo spezzatino

R0MA La strada segnata sembra essere quella del commissariamento. Lo stesso premier Paolo Gentiloni ha detto no alla nazionalizzazione di Alitalia dopo che i lavoratori hanno bocciato il pre-accordo stipulato tra governo e sindacati. Ora è entrata nel vivo la fase istruttoria per avviare l’operazione, a cominciare dalla negoziazione con l’Unione Europea di un prestito ponte da 300-400 milioni. La nuova dead line è fissata per martedì prossimo, 2 maggio: quel giorno si riuniranno in assemblea gli azionisti della compagnia ed è a loro che spetterà l’ultima e definitiva parola dopo la decisione assunta dal board di avviare le procedure previste dalla legge. Ormai si pensa già al nome del commissario e se sarà uno o più di uno. In pole position rimangono il presidente designato di Alitalia, Luigi Gubitosi, ed Enrico Laghi. Il tutto salvo colpi di scena in assemblea come la decisione degli azionisti di procedere con la ricapitalizzazione. Ma questo scenario è remoto e poco realistico. In questo contesto è scesa in campo anche la Cei. Presentando il messaggio per il primo maggio, i vescovi descrivono il lavoro come “un’emergenza nazionale” e non mancano di toccare il caso Alitalia. «Oggi è difficile scegliere tra lavoro, dignità del lavoro, modalità di lavoro e soprattutto c’è bisogno di trovare gente che abbia voglia di investire su questo: non è soltanto il governo a doversene far carico», dice monsignor Nunzio Galantino. «Parlare solo di Alitalia sarebbe riduttivo: ci sono le vite concrete delle persone che devono stare a cuore a tutti». Incalzato, il segretario Cei ci va giù più duro. «Oggi sull’Alitalia bisogna andare a rileggersi quello che fu detto quando si rifiutò l’alleanza con Air France e Klm. Allora si disse: “Stiamo attenti, perché in nome dell’italianità si sta mettendo una brutta pezza a colori che prima o poi pagheremo”. Allora si difendeva l’italianità, ora non so cosa si può più difendere», denuncia. «Chi non risolse i problemi allora - avverte Galantino - non può tirarsi fuori, ha reso molto più complicata la situazione». Sta di fatto che, a pochi giorni dalla scadenza del 2 maggio, l’impegno del governo sembra tutto concentrarsi sulla definizione della nuova rotta che Alitalia dovrà intraprendere. Esclusa è l’ipotesi di nazionalizzazione. A ribadirlo senza mezzi termini è il premier Paolo Gentiloni che non nasconde la sua delusione per l’esito del voto. «Chi governa ha l’obbligo di dire la verità e io la verità l’avevo detta prima e la ripeto. Non ci sono le condizioni per una nazionalizzazione». In questo scenario, c’è da considerare anche la posizione di Matteo Renzi, che vorrebbe una gestione più cauta della partita, tentando di battere tutte le strade possibili per evitare di arrivare a una cessione sfavorevole o, ancora peggio, al fallimento della compagnia. E, secondo quanto trapela, anche in questa ottica, avrebbe preferito un maggiore coinvolgimento del viceministro Teresa Bellanova. Alitalia, dunque, potrebbe spaccare anche il Pd. Sulla questione interviene anche il ministro Delrio: «Sono contrario all’ipotesi di dividerla a pezzi. Penso che abbia le caratteristiche, la potenzialità per essere venduta insieme e per trovare un nuovo progetto industriale». Il governo, aggiunge, «farà tutto quello che sarà in suo potere per fare in modo che l’attività continui fino a che non si trova una nuova proposta». Dal fronte sindacale arriva la richiesta di riaprire il negoziato. Ad avanzarla in una lettera inviata al governo e ai vertici aziendali è l’Usb, la sigla sindacale che non ha firmato il pre-accordo del 14 aprile e che si è schierata per il no. Serve, sostiene l’Usb, «un diverso piano industriale che si sviluppi anche attraverso un intervento decisivo e radicale del governo nella gestione e nel capitale di Alitalia, sino alla nazionalizzazione».

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