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Data: 27/04/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Per i piloti più facile ricollocarsi, futuro incerto per tutti gli altri

ROMA Serviranno altre risorse pubbliche per garantire ai dipendenti Alitalia eventualmente in esubero un'indennità fino all'80 per cento dello stipendio, come quella di cui hanno fruito finora i loro colleghi che negli anni passati erano usciti dall'azienda. Dunque se sarà questo lo scenario, e se il governo non sceglierà di rafforzare il fondo che oggi è alimentato in larga parte dai biglietti acquistati dai viaggiatori, i lavoratori vittime dell'ennesima crisi della ex compagnia di bandiera non potranno andare oltre i circa 1.100 euro netti mensili erogati dall'Inps. Alternative? Per i piloti ci saranno probabilmente discrete possibilità di ricollocarsi, mentre è più incerto il futuro di assistenti di volo, amministrativi e tecnici.

MARGINI STRETTI I margini di manovra sono stati precisati dal ministro del Lavoro Poletti, che ieri ha ricordato come per gli ammortizzatori sociali sia stato calcolato un fabbisogno di circa 700 milioni. Il riferimento è al trattamento di cassa integrazione straordinaria (Cigs) che può essere chiesta per un periodo di due anni, e sarebbe poi seguito dalla cosiddetta Naspi (nuova prestazione di assicurazione sociale per l'impiego). Queste sono le tutele di cui gode la generalità dei lavoratori. Ma nei precedenti casi di ristrutturazione di Alitalia si è fatto ricorso anche al fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale, che era stato istituito pur se con un altro nome nel 2004. Le risorse aggiuntive servono appunto a garantire agli interessati una copertura pari all'80 per cento della retribuzione percepita.

L'ADDIZIONALE A seguito della ristrutturazione di Alitalia del 2008 (quella fortemente voluta dal governo Berlusconi che aveva spinto la compagnia a concentrarsi sui voli nazionali) questo tipo di copertura fu garantito per un periodo fino a 7 anni, in relazione ai programmi di Cigs attivati fino al 31 dicembre 2012. Questo vuol dire, come si evince dalla documentazione resa nota dall'Inps nell'ambito dell'operazione Porte aperte, che esistono ancora trattamenti di questa durata. Nel caso dei piloti, fa notare sempre l'istituto previdenziale, la prestazione integrativa supera spesso i 10 mila euro lordi mensili.
Il grosso di queste risorse viene dall'addizionale sui diritti d'imbarco applicata su ogni biglietto aereo venduto. Un balzello che oggi è arrivato a 6,5 euro e che sarebbe dovuto salire fino a 9 opzione alla quale lo scorso anno il governo ha poi rinunciato in extremis. Molto più esiguo l'apporto della contribuzione a carico dei datori di lavoro (0,375 per cento delle retribuzioni) e degli stessi lavoratori (0,125 per cento). Complessivamente, il fondo dispone di poco più di 200 milioni l'anno che però, come ha spiegato Poletti, considerati gli impegni già presi avrebbero assicurato le prestazioni integrative ai quasi 1.000 lavoratori in esubero secondo il piano appena bocciato nel referendum, mentre risulterebbero insufficienti per numeri più alti.

IL RICOLLOCAMENTO Non tutti i lavoratori si trovano però nella stessa situazione. Buone possibilità di ricollocamento ci sarebbero per i piloti: diversi tra loro già negli anni scorsi hanno scelto di andare a lavorare per compagnie estere, prendendo soprattutto la via dell'Oriente. Ora secondo fonti sindacali la nuova pattuglia potenzialmente in partenza potrebbe toccare le 350 unità. Più incerto il futuro degli assistenti di volo (visto che le compagnie tendono attualmente a formare giovani partendo da zero) e soprattutto del resto del personale, amministrativo e tecnico. Naturalmente le reali dimensioni della vicenda dipenderanno dall'esito della procedura di amministrazione controllata: ma anche nel caso in cui ci sia un compratore interessato all'intera compagnia (come potrebbe essere Lufthansa) è verosimile che ponga come condizione una forte riduzione del personale.

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