ROMA All’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, non l’hanno presa per niente bene. Quando ieri i resoconti delle dichiarazioni rilasciate il 24 aprile dal presidente dell’Abruzzo Luciano D’Alfonso hanno fatto il giro degli uffici romani di via Minghetti, nel cuore della capitale, il senso di «sorpresa» è sfociato, subito dopo, secondo quanto appreso dal Centro, in vera e propria «irritazione». Generata, in particolare, da un passaggio delle affermazioni del governatore: «Dalle richieste fatte dal dirigente Anac Filippo Romano, si capisce che l’Anac dà per svolta una gara che non c’è ancora stata. Credo che il dirigente sia stato tratto in errore e sostanzialmente che l’Anac sia stata raggirata». Nessun raggiro. La gara in questione è quella relativa al project financing del nuovo ospedale di Chieti (vedi pezzo in basso). Sul quale, a seguito di una segnalazione della consigliera regionale del M5S Sara Marcozzi, l’Autorità ha avviato un’istruttoria - tecnicamente «un procedimento di vigilanza» - chiedendo informazioni e relativa documentazione, accompagnata da una «relazione esplicativa». Un’iniziativa, quella dell’Anticorruzione, cui è seguita la conferenza stampa convocata da D’Alfonso lunedì scorso. Durante la quale ha anche aggiunto di volersi costituire «a tutela e difesa dell’ingegner Romano, che non merita di essere trattato in questo modo». Parole che, come detto, non sono passate inosservate all’Anac. Dove anche solo l’idea che l’Autorità possa essersi lasciata raggirare non viene presa neppure in considerazione. Per non parlare dell’iniziativa a «tutela» del più volte citato - dal governatore dell’Abruzzo - dirigente Filippo Romano. Che, come attestano le quattordici pagine dense del suo curriculum professionale, non è del resto l’ultimo arrivato. Il 55enne ingegnere in forza all’Anac, firmatario dell’atto che avvia il «procedimento di vigilanza» sul project financing del nuovo ospedale di Chieti, infatti, ha già rivestito il duplice ruolo di «Dirigente generale Vigilanza sistema di qualificazione e sanzionatorio» e di «Dirigente generale vigilanza servizi e forniture ad interim» dal 23 maggio 2013 al 1° gennaio 2015 presso l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici (oggi Anac). Solo un’istruttoria. Peraltro, quanto agli effetti del fascicolo aperto sul progetto di finanza del nuovo ospedale di Chieti, dall’Anac chiariscono che il procedimento di vigilanza in corso non determina in alcun modo lo stop dell’iter avviato dalla Regione per l’affidamento del contratto di concessione. Che anzi la Regione stessa può portare avanti. Finora, in sostanza, l’Anac ha solo preso atto della sussistenza di elementi che giustificano un’istruttoria per verificare alcune questioni sulle quali, ad avviso dell’Autorità, è necessario un approfondimento. Istruttoria, tra l’altro, in alcun modo anticipatoria di quella che sarà la decisione finale. Che potrà essere formulata solo dopo aver acquisito la documentazione necessaria e aver sentito in audizione i soggetti interessati - compresa quindi la stessa Regione nella persona del presidente D’Alfonso - che nel termine di 15 giorni dalla ricezione dell’avviso di apertura del procedimento ne facessero richiesta. Visita mancata. Una richiesta che, finora, è pervenuta formalmente - a mezzo lettera - solo dalla consigliera del M5S Marcozzi. Mentre lo stesso D’Alfonso si era limitato ad annunciare, sempre nella conferenza stampa del 24 aprile, che il 26 si sarebbe recato all’Anac per chiarire la vicenda. Ma, alla fine, nonostante gli impegni del presidente nella capitale fissati proprio nella mattinata di ieri, la visita non c’è stata. Difficile dire, qualora si fosse presentato, se il governatore sarebbe stato comunque ascoltato. Di certo, il fatto di aver preannunciato il suo arrivo esclusivamente a mezzo stampa, avrebbe creato un ulteriore motivo di difficoltà all’Anac. Chiedere e ottenere di essere sentito, infatti, è senz’altro un diritto del governatore. Ma, spiegano dall’Autorità, la richiesta deve essere formulata anticipatamente. Richiesta che, fino a ieri, negli uffici di via Minghetti, non era ancora pervenuta.
L’assedio delle opposizioni «Così l’Abruzzo si ferma»
Forza Italia: ormai il governatore pensa solo alle indagini e si sente impunito. Il M5S: spieghi cosa vuole fare su Pescaraporto e quell’area a rischio esondazione
PESCARA Il governatore Pd Luciano D’Alfonso sotto assedio delle opposizioni. Dopo la richiesta di dimissioni arrivata dal segretario nazionale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo, Forza Italia e M5S vanno all’attacco del presidente finito al centro di 4 inchieste: l’appalto da 3,5 milioni del parco del Lavino; il caso di un fondaco in vendita a Penne per far quadrare il bilancio del Comune; i lavori alle case popolari di Fontanelle a Pescara; e l’ultima, quella sull’intervento edilizio della società Pescaraporto del suo avvocato storico, Giuliano Milia. Troppe inchieste per chi, dice l’opposizione, deve guidare un Abruzzo alle prese con l’emergenza terremoto, l’avanzare delle frane, la sanità che arranca e il rilancio del lavoro. «Sono questi i problemi veri della regione», avverte il gruppo di Forza Italia alla Regione, «ciò che più ci preoccupa però è come le indagini su D’Alfonso siano diventate l’argomento principale sul quale il governatore concentri necessariamente le sue principali energie, facendo passare inevitabilmente in secondo piano il resto». Nella sua conferenza stampa di sabato scorso per ribattere alle accuse, D’Alfonso ha dichiarato di dedicare «tre ore al giorno» al tema delle inchieste e il presidente si è detto preoccupato anche per il «dimagrimento» dell’attività degli uffici invitando i dirigenti a lavorare di più. Forza Italia dice di aver perso il conto delle indagini su D’Alfonso. Anche perché il filone delle inchieste sugli appalti della Regione si divide in più tronconi e conta 33 indagati. «Siamo molto preoccupati poiché, avendo perso il conto degli avvisi di garanzia piovuti sul governatore (6? 7? 8?) ci troviamo di fronte, in ogni caso, a una situazione non ordinaria ma patologica. Al di là degli accertamenti penali», dice il partito di Berlusconi, «il quadro che sembra emergere è quello di una eccessiva disinvoltura di comportamenti e di un’opacità non in linea con le esigenze di trasparenza e buon governo che la nostra Regione esprime, il tutto accompagnato da una sgradevole autoconvinzione di impunità. Va riscontrato purtroppo», aggiunge Fi, «che anche nei palazzi regionali e nei luoghi dell’indirizzo politico-amministrativo vi è tanta attenzione in merito alle vicende che riguardano il presidente e troppa trascuratezza rispetto ai temi e agli interessi generali della nostra comunità». Forza Italia auspica «tempi rapidi» per la fine delle indagini. Di nuovo all’attacco anche il consigliere regionale grillino Domenico Pettinari. Che chiede a D’Alfonso di «riferire» in consiglio: «Sembra un mare di melma quello in cui si trova il presidente. Ogni giorno escono stralci di intercettazioni che lo riguardano e che lo raccontano agli abruzzesi ben diverso da come lui si è sempre voluto rappresentare. Debole, sotto scacco e lontanissimo dall’interesse dei cittadini a cui stringe le mani durante le campagne elettorali, che vanta di aver sempre vinto, ma viene da chiedersi a che prezzo». Pettinari si sofferma sull’inchiesta Pescaraporto, 5 indagati per abuso d’ufficio e falso ideologico per i lavori di tre palazzi vicino alla foce del fiume Pescara, un caso innescato anche da un esposto del M5S: «Quella zona è a rischio. Il M5S ha più volte sottolineato la pericolosità e quindi l’impossibilità di costruire in quell’area». E Pettinari rinnova la sua richiesta: «Si aggiunge all’elenco delle spiegazioni che il presidente deve dare anche quella sulla sua posizione su un progetto non sicuro per la cittadinanza». Pettinari invoca «una delibera di giunta che indichi con chiarezza cosa, l’organo politico che governa la Regione, realizzare in quell’area a tutela dell’incolumità dei cittadini. Un messaggio politico forte e chiaro, con decisioni tecniche, per indicare la strada e la visione di futuro che si vuole dare a questa regione e alle città che la compongono, senza cercare il dito dietro quale nascondersi. Invitiamo la giunta D’Alfonso a emettere quest’atto pensando solo agli abruzzesi e non agli interessi di pochi».