PESCARALa chiamano «lapidazzazione denuncista» ed è quella a cui è, secondo loro, sottoposto il presidente della giunta regionale dell'Abruzzo Luciano D'Alfonso. Loro rappresentano il vertice del Pd, lo stesso partito del governatore attorno a cui fanno quadrato dopo le polemiche delle opposizioni sulle recenti inchieste giudiziarie che lo vedono coinvolto. «Non commentiamo le inchieste in corso, ma rileviamo il tentativo di mistificazione da parte di alcuni partiti politici», dicono, «prima fanno le denunce, alle quali corrispondono le necessarie verifiche degli organi preposti e poi danno vita ad una vera e propria lapidazione dei soggetti coinvolti». Camillo D'Alessandro, coordinatore della maggioranza di centrosinistra in consiglio regionale, Marco Rapino, segretario regionale del Pd, Sandro Mariani, capogruppo dei democratici in Regione e Silvio Paolucci, assessore regionale alla Sanità, hanno ieri mattina convocato una conferenza stampa per denunciare a loro volta che in Abruzzo «si tenta di speculare su vicende sulle quali, fino a prova contraria, non c'è sostanza». È così, secondo il Pd, per quanto riguarda l'inchiesta su Pescaraporto, sul Project financing per il nuovo ospedale di Chieti, per le case popolari da ristrutturare, il caso Dompé. «Su ogni singola questione i nostri oppositori presentano una denuncia, ma non propongono alcuna soluzione, è un circolo vizioso», afferma D'Alessandro puntando l'indice contro Forza Italia e M5s, «quando invece, se esiste un metodo D'Alfonso, è quello di risolvere i problemi e non di fare finta che non ci siano. E se ci sono complicazioni lui non si ferma».E come primo esempio D'Alessandro prende il caso Dompé: «Sono certo che D'Alfonso non abbia mai confuso la funzione pubblica con la funzione privata, ma il pubblico deve consentire al privato di svolgere la propria funzione, e il presidente della Regione è il primo garante dell'interesse pubblico». Su quale fosse l'interesse pubblico nel caso di Pescaraporto si può però per ora solo presumere: «C'è un'indagine, ma anche lì siamo sicuri che D'Alfonso abbia operato per il bene comune e che dall'inchiesta emergeranno elementi a suo favore».«Va rispettato il lavoro della magistratura, ma sono gravi le polemiche sollevate, ne sono indignato», ribadisce Rapino spostando il discorso sul piano per l'ospedale di Chieti: «Costruirlo vuol dire rispondere alla drammaticità della situazione che vede l'attuale struttura a un grado di vulnerabilità molto basso e quindi con un elevato livello di rischio sismico. E al M5s dico che noi polizze agli amici non le abbiamo mai fatte». L'assessore Paolucci ricorda che sono passati mille giorni dalla prima proposta di Project financing su Chieti e 365 giorni dalla delibera, «mentre la politica non discute più sul merito». «Il Project financing è stato avviato dalla giunta regionale di centrodestra», ricorda, «e ora quel centrodestra ci critica per averlo portato avanti». Paolucci definisce «quantomeno tendenziosa» la nota di M5s ad Anac (Autorità nazionale anticorruzione): «È grave che in quella nota non si dica, come è politicamente noto, dell'incapacità d'indebitamento della Regione Abruzzo. Trovo grave che si scriva di gara, di ente promotore e non di proponente quando invece qui siamo allo stato dell'arte». L'assessore sottolinea che la nota di M5s, come ha chiarito anche Anac, «non blocca né bloccherà alcuna procedura». «Ma io ho fatto di più», rivela, «e questa mattina ho scritto al dirigente del Bilancio per chiedergli di fare un'ulteriore verifica sulla nostra capacità di indebitamento che, per come mi risulta e come ci impone il governo, è pari a zero. Solo così si metterà fine alla presunta commistione di affari pubblici con i privati».Dal capogruppo Mariani la levata di scudi finale: «In passato non abbiamo assunto lo stesso atteggiamento nei confronti degli altri gruppi, il consiglio regionale non è un'aula di tribunale e noi andiamo