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Data: 29/04/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
In campo i pentiti del No «Riapriamo le trattative»

Caso Alitalia, c'è il nuovo colpo di scena. Una raccolta di firme per chiedere una riapertura del dialogo. A meno di una settimana dal referendum dei dipendenti, che hanno bocciato il pre-accordo siglato tra sindacati e Governo, si apre il terzo fronte: quello dei pentiti del no. Sono in molti a chiedere adesso un ritorno al tavolo delle trattative. Dal pomeriggio di giovedì tra i dipendenti dell'azienda sta girando una lettera, predisposta dai lavoratori della compagnia e da alcuni piloti che invita i sindacati, il governo e Alitalia stessa a provare a dialogare per trovare una nuova intesa. «In tanti si sono pentiti di aver votato no racconta S.D.C., dipendente della compagnia aerea - e adesso che i giochi sono fatti, tutti vogliono riaprire le trattative. Magari fosse, ma adesso credo che lo scenario che ci si presenta davanti è molto complesso e delicato. Purtroppo solo ora le persone si stanno rendendo conto dell'errore che hanno commesso». E non sono pochi quelli pronti a «riconvertirsi». A rispondere all'appello lanciato dalla raccolta firme sarebbero già stati -secondo le prime stime- quasi in mille. Un numero considerevole di persone che sono disposte a tornare sui propri passi.
LA PETIZIONE
La circolare sta facendo il giro delle palazzine dell'area tecnica Alitalia. Partita dagli uffici amministrativi, è stata sottoscritta perfino da alcuni piloti. Un dato da non sottovalutare, visto che il personale navigante ha in gran parte espresso la propria preferenza per il no. Una lettera indirizzata a tutti gli organi competenti: dal presidente del Consiglio ai vertici dell'azienda che si presta anche a varie sfumature di interpretazione ma «è un modo per chiedere la riapertura della trattativa», garantiscono i lavoratori che hanno già aderito alla nuova campagna di mobilitazione. Non ci sono loghi di sindacati, né riferimenti di alcun tipo. Un «foglio bianco» che dovrà essere sottoscritto dalle «persone» e che ha l'obiettivo di uscire fuori dalle logiche di appartenenza dei vari schieramenti. «Queste poche righe vogliono esprimere i sentimenti e la volontà delle persone di Alitalia a valle del risultato del referendum che apre scenari bui, non solo per Alitalia, ma anche per il Paese», si legge nella nota che sposta il baricentro della propria attenzione sul lato umano della vicenda. «Non possiamo accettare che il risultato del referendum - continua la lettera - sia la facile scusa per non farsi carico fino in fondo delle sorti di un asset strategico del paese e del lavoro di migliaia di persone». Alla fine i dipendenti firmatari auspicano che «si riesca a trovare una soluzione in queste ore, a cui vogliamo contribuire con tutto il nostro impegno, per dare una nuova chance ad Alitalia». I lavoratori, molti dei quali hanno votato no, dunque sarebbero disponibili a cambiare opinione. All'aeroporto internazionale Leonardo da Vinci è l'effetto boomerang del no che sta prendendo sempre più piede. E sembra convincere, oltre ai piloti, anche hostess e capi-cabina. La petizione gira negli uffici, ma anche nelle chat e nei gruppi social. Arriverà anche a Milano negli scali di Malpensa e Linate.
LE REAZIONI
A Fiumicino, invece, si respira ancora l'aria di preoccupazione. Dopo l'esito della consultazione, c'è attesa per la nomina del commissario (che dovrebbe arrivare entro mercoledì) mentre il fronte dei pentiti del no tenta con questo appello la sua ultima carta da giocare. «Sarebbe interessante - ammette A.D.V., pilota Alitalia- e sarebbe importante per tutti. Purtroppo la gente solo ora sta realizzando a cosa stiamo andando incontro. Andiamo a casa tutti è vero, ma ci andiamo tutti male in questo modo».
LE DIFFIDE
L'onda di ribellione dei lavoratori si fa sentire anche sul lato sindacale. Ieri mattina sono partite centinaia di diffide da parte dei singoli lavoratori nei confronti delle sigle di categoria (sia confederali che di base). Via email sono stati consegnati gli atti formali in cui si diffida «il sindacato ad agire» e a «trattare» per conto dei lavoratori. Effetto collaterale, questa volta, dell'esito di un referendum che dà già segnali di malcontento. E la prima tegola riguarderà proprio i piloti che vedranno annullarsi i contratti a partire dal 1 maggio. «Il nostro inquadramento scadeva il 31 dicembre e abbiamo avuto la proroga fino al 30 aprile. Con i nuovi sviluppi davvero non sappiamo cosa sarà del nostro futuro, a partire da martedì».

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