ROMA Bolzano regina del lavoro, in un Paese nel quale il Nord continua a farla da padrone per tassi di occupazione e salari e dove le donne, soprattutto nel Mezzogiorno, hanno pochissime opportunità di inserimento sul mercato. La fotografia scattata dall'Osservatorio statistico dei Consulenti del Lavoro per il 2016, all'interno della seconda edizione del rapporto Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane, rimanda l'immagine plastica di una nazione afflitta da squilibri irrisolti e sostanzialmente spaccata in due. A cominciare dalle retribuzioni. Scorrendo la graduatoria capeggiata, appunto, da Bolzano con i suoi 1.476 euro di stipendio mensile, ai primi posti compaiono solo città settentrionali. Sulla cima Varese (1.471), Monza (1.456), Como (1.449), Verbano Cusio Ossola (1.434), Bologna (1.424) e Lodi (1.423). Un dominio incontrastato e interrotto solo al 22° posto da Roma (1.364 euro), mentre per trovare la prima provincia del Mezzogiorno con la retribuzione media più elevata bisogna scendere fino al 55° posto della classifica, dove si colloca L'Aquila con 1.282 euro. All'ultimo posto, fanalino di coda del Paese, Ascoli Piceno: 925 euro di stipendio medio lordo.
LA GRADUATORIA
La musica non cambia dal punto di vista del tasso di occupazione. Bolzano, con il suo 73%, capeggia anche questa graduatoria nella quale, neanche a dirlo, dal 2° al 19° posto troviamo solo province centro-settentrionali nelle quali sono occupati più di due terzi degli esponenti della popolazione in età lavorativa: Bologna (71,8%), Belluno e Modena (68,8%), Parma (68,7), Milano (68,4%), Lecco e Forlì- Cesena (68,3%), Reggio nell'Emilia (68,2%), Siena (67,9%), Cuneo e Pordenone (67,7), Firenze e Pisa (67,5%), Arezzo (67,4%) e Lodi (67%). La provincia del Mezzogiorno con il tasso di occupazione più elevato è L'Aquila (57,2%), che è addirittura sessantacinquesima. In fondo alla classifica degli occupati Reggio Calabria, nella quale ha un posto solo 37,1% degli abitanti.
IL FOCUS
L'indagine riserva un focus molto approfondito alle differenze di genere facendo emergere, anche in questo caso, profonde differenze. Il tasso d'occupazione femminile più alto si osserva nella provincia di Bologna, dove due terzi delle donne sono occupate (66,5%), mentre quello più basso si registra nel distretto Barletta-Andria-Trani, dove lavorano meno di un quarto delle donne (24,1%). Tassi d'occupazione femminile superiori al 63% si registrano anche in altre tre province tra le quali, ancora una volta, Bolzano (66,4%), Arezzo (64,4%) e Forlì-Cesena (63,3%), mentre solo un quarto della popolazione femminile lavora a Napoli (25,5%), Foggia (25,6%) ed Agrigento (25,9%). «Lo squilibrio osservano gli esperti è strettamente correlato allo sbilanciamento nella suddivisione del carico familiare tra donne e uomini. Nonostante la differenziata presenza sul territorio nazionale di strutture dedite ai servizi per l'infanzia, spesso non è conveniente per le mamme lavorare, in quanto il costo dei servizi sostitutivi per la cura dei bambini e per il lavoro domestico è decisamente elevato». Ancora Bolzano si rivela, inoltre, la più efficiente dal punto di vista dell'inserimento nel mercato dei Neet (gli under 29 che non lavorano e non studiano): soltanto il 9,5% rimane a spasso, diversamente da quanto accade nella provincia sarda di Medio Campidano (con il 46,2% di ragazzi inoccupati detiene il triste primato della Penisola).
L'INNOVAZIONE
Il rapporto (oltre a sottolineare il sorpasso di Bologna ai danni di Milano dal punto di vista dell'efficienza e dell'innovazione sul mercato del lavoro) mette anche in evidenza la crescita dell'occupazione stabile. Il numero dei lavoratori standard, e cioè i dipendenti assunti con un contratto a tempo indeterminato (compresi i part- time volontari), è aumentato dal 2015 al 2016 di 280 mila unità (+0,5%), in misura più accentuata nelle regioni del Centro Italia +0,7% (+0,5% nel Nord e +0,3% nel Sud).