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Data: 02/05/2017
Testata giornalistica: Corriere della Sera
Alitalia, oggi il giorno della verità. I soci votano il commissariamento

Per Alitalia arriva il giorno della verità. Dopo l’esito negativo del referendum tra i dipendenti, Alitalia ha deciso l’avvio delle procedure previste dalla legge Marzano e ha convocato un’assemblea dei soci (Etihad al 49%, Cai al 51%) per oggi, che dovrà deliberare in merito all’apertura dell’amministrazione straordinaria. La legge prescrive che in caso di perdite la società espliciti la propria situazione patrimoniale soprattutto quando queste siano rilevanti e superiori al terzo del capitale. L’assemblea, quindi, dovrà certificare lo stato di salute di Alitalia, lo stato patrimoniale e procedere alla riduzione e alla eventuale ricostituzione del capitale. I soci di Alitalia potranno anche prendere atto dell’esistenza di uno stato di insolvenza della società per invocare l’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi, come prevede la cosiddetta legge Marzano.

Subito dopo, il consiglio di amministrazione formalizzerà la richiesta al ministero dello Sviluppo economico. Il governo a quel punto dovrà nominare uno o tre commissari (di sicuro l’attuale presidente Luigi Gubitosi e molto probabilmente anche Enrico Laghi, già commissario straordinario dell’Ilva). Si aprono quindi vari scenari per il futuro di Alitalia, tra cui la possibilità anche di un rilancio grazie a un nuovo accordo coi sindacati o anche l’immediata messa in vendita dell’azienda (dopo l’ammissione all’amministrazione controllata) a una cordata, così come si realizzò nella crisi del 2008: in entrambi i casi, però, quel che è certo è che i tagli saranno ingenti e che il futuro per i 12.500 lavoratori è al momento privo di sicurezze.

Le ipotesi, dal cavaliere bianco allo spezzatino

Ma quali sono le possibilità di salvare la compagnia aerea? I tempi per cercare una soluzione sono stretti. Un’ipotesi è quella di trovare un cavaliere bianco (come Lufthansa, che però ha smentito di essere interessata, o Ryanair) che rilevi l’Alitalia. Nelle ultime ore è stato rispolverato il piano Fenice del 2008: l’idea sarebbe di trovare un socio industriale che entri nel capitale insieme a una cordata di altri investitori (le banche già socie, cioè Intesa Sanpaolo e Unicredit) sotto la garanzia pubblica di Invitalia. Il governo, e il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda in primis, ha escluso l’ipotesi nazionalizzazione. Se la cessione o le partnership non andranno in porto, per l’ex compagnia di bandiera, che attualmente perde quasi due milioni di euro al giorno, resta il fallimento e lo «spezzatino» cioè la liquidazione degli asset.

Renzi e il modello «Meridiana»

Il parere di Matteo Renzi, che domenica scorsa ha vinto le primarie del Pd ed è tornato segretario del partito, è noto da quattro giorni: «Non bisogna buttare via soldi pubblici, ma c’è la possibilità di chiudere un accordo in modo differente, ne sono convinto: l’operazione Meridiana, che abbiamo seguito noi, sembrava impossibile, non è stato facile, ma ora Qatar ha risolto la questione e la compagnia ha una prospettiva — ha dichiarato alla trasmissione tv Porta a Porta —. Alitalia è diversa, il management ha fatto errori clamorosi. Il punto è che prendendosi un po’ di tempo le condizioni per una soluzione ci sono. Alitalia è uno dei pochi dossier non visti nei mille giorni, perché la scelta di Ethiad è stata del governo precedente e la crisi Alitalia è esplosa nella seconda metà di dicembre, dopo il passaggio della campanella con Gentiloni».

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