TERAMO È' la settimana decisiva per le sorti dell'amministrazione comunale. Entro giovedì prossimo all'ora di pranzo il sindaco Maurizio Brucchi dovrà confermare o ritirare le dimissioni Il passaggio decisivo è calendarizzato per lunedì o martedì quando il primo cittadino riunirà alleati e dissidenti per condividere obiettivi e strategie intorno alle quale ricostruire la coalizione che dovrebbe sostenerlo fino alla scadenza naturale del mandato, nella primavera 2019. Brucchi ha quasi completato la stesura del documento programmatico, incentrato sull'emergenza innescata dai ripetuti terremoti, che metterà sul tavolo in quell'occasione. Nel frattempo chiuderà il giro delle consultazioni ufficiali raccogliendo le istanze dei gruppi che gli sono rimasti vicini: Forza Italia, Ncd, Futuro In, Teramo soprattutto e Insieme per Te. Da loro non si attende sorprese, nonostante le tensioni delle ultime settimane abbiano segnato anche alcuni dei fedelissimi, ma per recuperare un margine anche minimo di vantaggio rispetto alle opposizioni non bastano i 15 consiglieri che ancora fanno parte della coalizione. Ne servono almeno altri due e per questo restano determinanti i dissidenti Vincenzo Falasca, Domenico Sbraccia e Alfredo Caccioni e gli ex alleati di Fdi-An e Al centro per Teramo. Da questi, finora, non sono arrivati segnali di apertura. Anzi, al sindaco dimissionario sono state poste condizioni precise per un rinnovato appoggio. Il punto più controverso è quello relativo al numero degli assessori. Brucchi dovrebbe rinunciare alla giunta a nove per assegnare sei o sette posti al massimo. Su questa linea sono attestati i dissidenti che hanno anche sollecitato la piena condivisione nella messa a punto del programma di fine mandato. Una netta discontinuità, sia nei nomi che nel numero degli assessori, è stata chiesta anche da Fdi-An che ha denunciato la deriva centrista dell'amministrazione da cui si è allontanata quasi due anni fa. Al centro per Teramo, la lista civica che fa capo a Mauro Di Dalmazio, ha addirittura declinato l'invito al confronto ricevuto nei giorni scorsi dal sindaco, fissando due condizioni preliminari: autocritica da parte del sindaco e della maggioranza e avvio di un percorso tecnico che azzeri le spartizioni politiche. Solo così potrebbe riprendere il dialogo interrotto con l'uscita del gruppo dalla maggioranza. Futuro in, a cui le pressioni dei dissidenti imporrebbero il sacrificio di due dei quattro assessori in carica, ritene decisivo il passaggio in consiglio del documento programmatico su cui misurare il consenso di chi non vuole il commissariamento. Brucchi ha già fatto sapere che non accetterà diktat e che la composizione della giunta verrà dopo la condivisione del programma e la ritrovata compattezza della coalizione. Un aiuto esterno, in termini numeri, potrebbe arrivare dai riflessi delle tensioni in Provincia nei rapporti tra Pd e Abruzzo civico, nate con l'assegnazione dell'incarico di vicepresidente, ma la ricomposizione del mosaico della maggioranza resta complicata