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Data: 07/05/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Sisma, i parenti delle vittime «Nessuna tutela dallo Stato»

L'AQUILA Stupore e clamore all'Aquila per la richiesta formalizzata dalla Presidenza del Consiglio nei confronti dei familiari delle vittime del sisma di restituire le provvisionali concesse dopo le sentenze di primo e secondo grado nel processo Grandi rischi. Somme che, in primo grado, andavano da 60 mila a 200 mila euro e che, in secondo grado, sono state ulteriormente ridotte nel numero complessivo perché per molte parti civili è venuto meno il famigerato nesso di causalità tra le rassicurazioni della Commissione e i decessi. Problema risolto dalla Cassazione con un colpo di spugna, l'assoluzione di 6 componenti su 7 (escluso Bernardo De Bernardinis) e il rigetto del ricorso di 24 parti civili. Lo Stato, insomma, batte cassa nei confronti di chi ha già versato tanto, in termini di dolore, per la tragedia del sisma. Una vera e propria messa in mora che ha provocato rabbia e sconcerto. Ovviamente la questione non è tecnica, quanto piuttosto di natura morale.
LE REAZIONI«Non entro nelle vicende giudiziarie, ho il dovere costituzionale di rispettare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura» ha detto ieri il vice Presidente del Consiglio Superiore della magistratura, Giovanni Legnini. In verità almeno due parti civili (rappresentate dall'avvocato Fabio Alessandroni) hanno deciso l'una di non prendere neppure un centesimo, dal risarcimento ottenuto dopo la sentenza di condanna in primo grado inflitto dal Tribunale dell'Aquila agli imputati; l'altra di restituirlo prima che la procedura diventasse esecutiva. L'avvocato Fabio Alessandroni lo ricorda molto bene. «Un mio assistito, che nel terremoto aveva perso due figli molto giovani e al quale il Tribunale aveva riconosciuto una provvisionale di 300 mila euro, aveva deciso di non toccare nulla. Mi disse di non avere alcuna esigenza morale e sentimentale di mettere in quel momento all'incasso la parte del risarcimento. Con grande coraggio ha aggiunto Alessandroni non prese nulla, riservandosi di attendere la sentenza della Cassazione». Nel secondo caso, il cliente, sempre dell'avvocato Alessandroni (che nel processo alla Grandi Rischi ha difeso la posizione di una ventina di parti civili) che nel terremoto aveva perso la madre, risarcito della somma di 150 mila euro, su consiglio dello stesso legale si era premunito, una volta appreso che la Corte d'Appello dell'Aquila aveva riformato la sentenza, di contattare lo stesso Dipartimento della protezione civile (organismo dipendente dalla stessa Presidenza del Consiglio dei ministri, ndr) per ottenere le coordinate bancarie dove far confluire la provvisionale incassata.
Diversa la situazione di altre parti civili (di cui una parte rappresentata dall'avvocato di Teramo, Wania Della Vigna) che non intendono restituire le somme incassate perché sulla vicenda si apriranno nuovi contenziosi civilistici (come quello portato avanti fin dall'inizio dagli avvocati Maria Teresa Di Rocco e Silvia Catalucci). Scorrendo la sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Quarta, si legge che le parti civili ammesse al risarcimento sono 28 contro le 24 che appunto sono state rigettate. Caustico il commento della madre di Ilaria Rambaldi, Maria Grazia Piccinini, legale a sua volta: «Tecnicamente posso dire che la cosa ci potrebbe anche stare. Però questo processo non ha nulla di solo tecnico, ci sono tante implicazioni, etiche, politiche, sociali. Tutte queste implicazioni sono state superate. La cosa che indigna maggiormente è che lo Stato è sicuramente inadempiente. Lo abbia o meno riconosciuto il processo che si è limitato ad affrontare un aspetto. Tra l'altro la sentenza è un 530 secondo comma (formula dubitativa, ndr), non è un'assoluzione con formula piena. Lo Stato non ha fatto nulla per mettere in sicurezza i cittadini».
LA POLITICALa polemica ha investito anche il fronte politico. «E' un fatto inaccettabile, che aggiunge ulteriore dolore ed umiliazione a chi in quella notte ha perso tutto» è quanto si legge in una nota a firma di Cinzia Pellegrino, Coordinatrice Nazionale, e Chiara Mancinelli, coordinatrice Provinciale del Dipartimento Tutela Vittime di Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale. «Una vicenda che ha del paradossale, anche in considerazione del fatto che, come apprendiamo dalla stampa, la sentenza di secondo grado non avrebbe affatto revocato le provvisionali richieste» aggiungono la Pellegrino e la Mancinelli. «Al di là della vicenda giuridica in sé, in ogni caso, appare veramente fuori luogo l'accanimento contro chi ha dovuto subire qualcosa di inimmaginabile, di cui purtroppo ogni giorno porta le ferite. Umiliare in questo modo i familiari di chi in quella tragica notte ha perso la vita, citandoli in giudizio e diffidandoli a versare al più presto anche interessi ed oneri accessori ...come per legge... rappresenta lo specchio di uno Stato che ancora una volta si dimostra quanto più distante dai suoi cittadini, paragonabile ad un padre che abbandona il propri figlio. Alle vittime di questa vicenda va il nostro incondizionato appoggio».

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