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Data: 08/05/2017
Testata giornalistica: Il Centro
L’Aquila città ricca? I sindacati sono scettici. Trasatti (Cgil) sui dati dei consulenti del lavoro: «C’è chi si è arricchito, ma troppi nuovi poveri». Mari Fiamma (Apindustria): «Tanti soldi senza sviluppare reddito»

Stando al rapporto “Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane”, realizzato dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro per il 2016, è L’Aquila la provincia del Mezzogiorno dove si guadagna di più, con 1.282 euro mensili di retribuzione media. Tutto il sud ha livelli di stipendi più bassi, rispetto alla media nazionale, che si assesta sui 1.315 euro mensili. Ma il capoluogo d’Abruzzo e la sua provincia, che nella classifica si piazza al cinquantacinquesimo posto, detiene il primato delle buste paga. Un dato che ha sorpreso, e non poco, i suoi abitanti, ma soprattutto sindacati e associazioni di categoria, che ritengono non “certifichi” la realtà. Soprattutto se confrontato con altri parametri, come il numero complessivo dei disoccupati o di coloro che usufruiscono di un sostegno al reddito. E allora come spiegarlo? Secondo il segretario provinciale della Cgil, Umberto Trasatti, si tratta di un risultato frutto di un «mercato drogato», in cui molto hanno influito il sisma del 2009 e gli ingenti fondi per la ricostruzione che sono arrivati e continueranno ad arrivare. «In primo luogo», spiega Trasatti, «le classifiche di questo genere vanno lette nel complesso e non basandosi su un singolo indicatore. Basta confrontarlo con altri: nella nostra provincia, su 27mila iscritti agli uffici di collocamento, 19mila sono disoccupati di lungo corso. Nel 2008, prima della crisi e del sisma, gli iscritti erano 19mila, di cui circa 2.000 di lungo corso. Andando a guardare altri dati, come l’export, l’Abruzzo cresce del 10%, ma la provincia aquilana è passata dal circa 20% del 2008 al 6% attuale. Del resto, basta leggere le cronache quotidiane, in cui i segnali di ripresa non compaiono. Io credo», sottolinea Trasatti, «che il posto raggiunto in questa classifica sia frutto di un “mercato drogato”. Mi spiego: storicamente, dopo una catastrofe naturale a cui seguono investimenti significativi, c’è sempre una percentuale di abitanti che aumenta il proprio reddito, in particolare alcune categorie professionali. Con una verifica, si scoprirebbe che una fascia notevole della popolazione si è invece notevolmente impoverita». Per il direttore di Confindustria Carlo Imperatore, «è un indice positivo per il territorio, da cui far partire una riflessione e che dovrebbe costituire quello che io chiamo il Bil, il benessere interno lordo. Ma preso singolarmente, non dice molto. Si dovrebbero conoscere quali sono gli altri elementi a sostegno di questa indagine, ad esempio capire se dentro c’è solo il settore pubblico o anche quello privato. È un indicatore economico che andrebbe quindi messo a sistema con altri indicatori». Il segretario di Apindustria, Massimiliano Mari Fiamma, ritiene che quello dell’Aquila sia un caso nazionale: «È il territorio dove si sono spesi più soldi dopo il sisma, ma questo non ha sviluppato ricchezza. Che sia capofila per i redditi nel sud, ritengo sia legato più al calo di altre province. E non ci dimentichiamo che qui è alto il livello di impiegati nella pubblica amministrazione. Di contro, non c’è più l’industrializzazione di prima ed è cresciuto il lavoro sommerso, in nero. Ad alzare la media degli stipendi, può aver concorso anche il fatto che siamo una città piccola, con uno spopolamento evidente ».

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