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Data: 08/05/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ricerca del lavoro, in Italia vince la segnalazione: la usa l'85% dei disoccupati

ROMA L'Italia continua ad essere un paese di «raccomandati» o almeno di «segnalati», con una buona percentuale di intraprendenti che si presentano direttamente dal datore di lavoro. La stragrande maggioranza di chi è disoccupato, infatti, continua ad affidarsi alla rete di amici, parenti e conoscenti per trovare lavoro mostrando poca fiducia nelle strutture pubbliche. Secondo i dati Eurostat, nel 2016, l'84,4% di chi cercava lavoro si è rivolto a parenti e amici, a fronte di appena il 25,6% di coloro che si è rivolto a un centro pubblico per l'impiego. Un dato quest'ultimo, non solo tra i più bassi dell'Ue, ma anche in calo rispetto a quanto accaduto da noi nel 2015: allora infatti era andato speranzoso ai centri per l'impiego il 28,2% dei disoccupati. In pratica la fiducia verso la capacità delle strutture pubbliche di aiutare a reinserirsi nel mercato del lavoro era già scarsa, poi lo è diventata ancora di più. Bisognerà ora capire se l'Anpal, la nuova agenzia nazionale per le politiche attive istituita con il Jobs act ma operativa solo da poco, riuscirà a invertire questa tendenza.
La percentuale italiana di chi si rivolge a parenti o amici - segnala l'Eurostat - è superiore alla media Ue (70,7%) e più che doppia rispetto a quella tedesca (40,4%) dove invece il sistema pubblico funziona decisamente meglio con un 75,6% che cerca lavoro attraverso i centro pubblici per l'impiego (la media europea è al 46,2%). Scarsa la fiducia anche sulle possibilità di trovare lavoro tramite le agenzie private con appena il 15,2% che vi si rivolge contro il 24,2% nell'Ue a 28.
Significativa la percentuale di chi cerca di arrangiarsi presentandosi direttamente al datore di lavoro (il 69% di coloro che cerca impiego) con una percentuale nettamente superiore a quella europea (60,6%) e soprattutto della Germania (21,6%).
Quasi due terzi delle persone che cercano impiego studiano gli annunci sui giornali (il 64,5%) mentre solo il 31,3% dichiara di rispondere agli annunci o addirittura di pubblicarne (42,8% la media Ue). Il 24,3% sostiene di aver fatto esami, test o interviste (16% la media Ue) mentre l'1% dichiara di aver cercato permessi, licenze o aiuti finanziari. Solo il 4% ha usato metodi «altri» rispetto a quelli considerati dall'Eurostat.

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