PESCARA. «Se una provincia come la nostra perde 7000 posti di lavoro in 2 anni, non si possono accusare isole pedonali, rotatorie e parcheggi di provocare il calo delle vendite per i negozi del centro». Paolo Castellucci, segretario della Cgil, respinge l'assioma «piano traffico colpevole della crisi del commercio» e parte da qui per spiegare perché il sindacato voterà No al referendum del 23 settembre.
La stessa posizione è stata assunta dalla Cisl e dalla Uil «e le ragioni del voto contrario alla revoca del Put che esprimeremo domenica sono molte», ha detto Umberto Coccia, segretario provinciale della Cisl, «a cominciare dal problema smog: l'inquinamento sta scendendo e questo lo dicono i rilevamenti dell'Arta. Così come è sceso il numero degli incidenti automobilistici, grazie evidentemente all'inserimento dei sistemi di sicurezza e di fluidificazione del traffico voluti dal piano. Ma è evidente che siamo di fronte a uno strumento modulare, che viene applicato per gradi, sperimentalmente, che dunque si può via via perfezionare. In questo senso riteniamo che si possa lavorare per incentivare ancora il trasporto pubblico, perché la mobilità collettiva è fondamentale per la qualità della vita in una città».
A dare suggerimenti per migliorare percorsi, tempi e corsie preferenziali degli autobus sembrano pronti, «perché da anni ne discutiamo con autisti e lavoratori del trasporto pubblico che vivono il problema quotidianamente», i rappresentanti della Filt Cgil, come il segretario Giancarlo Foglietta e Giancarlo De Salvia, o della Uil Luca Piersante e Antonio Ortolano, anche loro presenti all'incontro con la stampa per motivare il No all'abrogazione del Put.
«Dall'introduzione del piano traffico sono state cancellate diverse corse bis», ha aggiunto Coccia, «perché disincagliando anche con le rotatorie e le corsie preferenziali alcuni punti nevralgici le corse sono diventate più veloci, rispettano i tempi previsti, e non è stato più necessario raddoppiarle in certe ore».
«Il problema è la mancanza di regole e non solo in risposta al traffico», osserva Castellucci. «Si parla continuamente del "bisogno di regole certe per la convivenza civile", poi, quando queste vengono stabilite come con il Put, con tanto di studi costosi, consulenze, confronti - con le varie categorie e con la situazione in altre città simili per dimensione e popolazione - e si parte con la sperimentazione, per eventualmente aggiustare il tiro, la risposta al comprensibile sconcerto dovuto al cambiamento è gridare al caos, fare il referendum, cancellare tutto, dandosi come alternativa quella di dover ricominciare da capo, spendendo anche altri soldi. Noi pensiamo che molte istanze sul trasporto pubblico per le quali il sindacato si batte da tempo siano state recepite dal Put», ha aggiunto, «altre lo saranno. Le associazioni dei commercianti dovrebbero ragionare e non attaccare a testa bassa l'obiettivo sbagliato», incalza il sindacalista. «L'economia generale di questa città ha subito uno scossone importante negli ultimi due anni, l'emorragia di posti di lavoro è stata pesante e la gente che non ha lo stipendio non compra. Non è un problema di Put e parcheggi davanti al negozio, ma di incertezza economica».