SULMONA Un odore acre di nafta bruciata che rientra nei vagoni degli stessi treni, che risalgono al 1989, con tempi di percorrenza che sono rimasti uguali a 30 anni fa. Nel racconto-denuncia del viaggio a bordo del treno delle 6:45 di ieri da Sulmona a Avezzano, arriva l'ennesima denuncia dei pendolari peligni, costretti a «viaggi della speranza» ogni giorno per raggiungere il posto di lavoro o la scuola. Si fa portavoce delle loro proteste Mauro Nardella, agente penitenziario al supercarcere di via Lamaccio e sindacalista della Uil penitenziari. «A un iniziale tuffo nel cuore, dettato dall'aver ritrovato la stessa tipologia di treno che nel 1989, mi aveva condotto dalla mia amata Puglia all'Aquila e nello scoprire un personale gentile e più elegante, racconta Nardella, «è andata subentrando una sempre crescente delusione derivante dal fatto che un puzzo di nafta bruciata i treni sono alimentati a gasolio), che da subito ha invaso le mie narici e che mi ha accompagnato per l'intero viaggio, rendeva irrespirabile l'aria nei vagoni».Problema, quello della puzza della nafta che rientra nei vagoni dei treni, che viene denunciato da anni dai pendolari, senza trovare soluzione. In molti chiedono di non voler più respirare quello smog per più di un'ora di viaggio, ogni giorno, per andare a lavorare o studiare. «Sarebbe stato interessante effettuare un'analisi per meglio capire che cosa avesse prodotto il sottostare al respiro di questa insalubre aria in un'ora e venti circa di viaggio», aggiunge Nardella, «visto che sembra addirittura peggiorato il tempo di percorrenza rispetto a quasi 30 anni fa. Oppure effettuare un test di fisiopatologia respiratoria per capire le conseguenze dell'esposizione a quest'aria insalubre. Così come sarebbe stato interessante fotografare la reazione della persona con la quale mi sono dovuto incontrare nell'attimo in cui, nel salutarmi, ha respirato il profumo dei miei vestiti impregnati di nafta».Al problema della puzza di nafta nei vagoni, si avvicina a grandi passi quello di questa estate della chiusura estiva della tratta Sulmona-L'Aquila, che per agosto dovrebbe essere programmata, come ogni anno, anche se l'estate scorsa si è provato a ridurre i disagi. La tratta chiude ogni anno per i lavori sulla linea, i cui effetti non vengono rintracciati alla ripresa delle corse da parte dei circa 400 i pendolari, condannati a percorrenze raddoppiate su autobus sostitutivi che si inerpicano per le montagne del Centro Abruzzo. Più di un mese di fermo per i convogli che salgono e scendono tra montagne e vallate.