Atac strappa l'ennesima proroga con le banche e spalma il rimborso del suo maxi-debito da 167 milioni di euro con gli istituti di credito in un piano di rientro che scadrà alla fine del 2019. Una manovra, quella appena varata dalla giunta pentastellata con il placet delle banche e favorita dalla mediazione del nuovo diggì Bruno Rota, che regala una boccata d'ossigeno alla più grande partecipata dei trasporti d'Italia, alle prese con un debito complessivo da 1,3 miliardi e con bilanci in rosso da anni. L'operazione costerà alle casse della municipalizzata 5,7 milioni di euro di interessi e prevede che entro la fine del 2017 venga saldato l'importo più corposo: 84,8 milioni. Altri 59 milioni dovranno essere versati nel corso del 2018 e gli ultimi 23 milioni ricadranno sul bilancio del 2019, l'anno in cui il servizio di trasporto pubblico della Capitale dovrà essere messo a gara.
RISCHIO INSOLVENZA Senza la proroga del rimborso, come ha spiegato l'amministratore unico Manuel Fantasia al Campidoglio, Atac avrebbe dovuto pagare subito alle banche i 167 milioni di debiti accumulati, un'incombenza che molto probabilmente avrebbe portato l'azienda dei trasporti della Capitale al rischio insolvenza. Invece, in extremis, la giunta grillina è riuscita a guadagnare un rinvio di due anni abbondanti. L'ennesima proroga di una vicenda che nasce nell'agosto del 2013, quando la società trattò con le banche un maxi-prestito da 390 milioni di euro, spacchettato in tre.
CONTRATTO NON RISPETTATO I problemi sono venuti a galla alla chiusura del bilancio del 2015, quando si è scoperto che l'Atac era riuscita a rimborsare agli istituti di credito solo una parte del prestito e restavano da saldare 167 milioni. Da lì in poi l'azienda ha dovuto contrattare, di volta in volta, una proroga dopo l'altra. Va detto che, in teoria, il contratto di finanziamento del 2013 prevedeva la possibilità di una «estensione» della scadenza fino al 3 dicembre 2019, ma solo a determinate condizioni. Come la sottoscrizione del nuovo contratto di servizio, l'elaborazione di un nuovo Piano industriale e una serie di misure di spending review, a partire da un serio programma di dismissioni immobiliari. Non tutte le condizioni sono state rispettate - la dismissione degli immobili è ancora bloccata - ma le banche, si legge nella delibera varata dalla giunta il 27 aprile, «hanno acconsentito all'estensione della data di scadenza del finanziamento al 3 dicembre 2019». L'accordo permetterà all'azienda di pagare con rate mensili, anziché semestrali, e include anche «ulteriori 35 milioni di euro di linee per cassa e firma, da richiedere a terzi finanziatori».
IL CONSORZIO In attesa dello sciopero di domani (a rischio bus e metro dalle 8.30 alle 17 e dalle 20 a fine servizio), ieri i lavoratori della Roma Tpl hanno protestato in Campidoglio per il mancato pagamento degli stipendi. L'assessore alla Mobilità, Linda Meleo, durante una seduta straordinaria del Consiglio comunale ha ricordato che lunedì la giunta «ha sbloccato 13 milioni» per il consorzio che gestisce le linee periferiche e ha annunciato che quando il servizio verrà rimesso a gara «stiamo ragionando su uno spacchettamento in lotti dell'appalto, per evitare di ripetere gli errori del passato».