L'AQUILALa campagna elettorale era già piuttosto accesa. Una bomba giudiziaria adesso la surriscalda ancora di più. Una bomba a doppio innesco. IL RICORSO. Il primo è la possibile coda del procedimento giudiziario a carico del sindaco Massimo Cialente.Il sostituto procuratore della Repubblica Stefano Gallo ha infatti impugnato con ricorso per Cassazione la sentenza di non luogo a procedere riaprendo, di fatto, la vicenda giudiziaria che ha visto il sindaco imputato per induzione indebita a dare o promettere utilità, una sorta di concussione depotenziata, procedimento archiviato dal gup Roberto Ferrari il 2 aprile scorso per fatti risalenti ad almeno tre anni fa. Con lo stesso provvedimento, il giudice ha scagionato il funzionario comunale Fabrizio De Carolis, di 53 anni, pugliese, figura marginale di questa vicenda anche per via del fatto che non aveva poteri decisionali. In caso di accoglimento del ricorso, ma ci vorranno diversi mesi prima che si sappia qualcosa, gli atti verrebbero rimessi davanti a un altro giudice per le udienze preliminari, con l'obbligo di tenere conto di eventuali ulteriori indicazioni della Suprema corte. Diversamente il caso giudiziario sarebbe chiuso per sempre.LE CARTE. L'altra notizia, ancora più dirompente, riguarda le carte giudiziarie e il contenuto dell'indagine, in particolare le intercettazioni telefoniche e ambientali raccolte dagli investigatori e che iniziano a circolare. La novità è spuntata ieri quando, sul sito Internet dell'Editoriale, Peppe Vespa ha pubblicato uno stralcio nel quale, senza tanti giri di parole, si dice che nel corso delle telefonate intercettate tra il sindaco Massimo Cialente e l'oggi ex vicesindaco Nicola Trifuoggi vengono espressi sbrigativi giudizi sul magistrato che indaga, arrivando a definirlo, come ha scritto lo stesso l'Editoriale, un "c..." (frase di Cialente), un "p... c..." (frase di Trifuoggi). Parole sulle quali (vedi i due articoli sopra) i diretti interessati forniscono al Centro una loro spiegazione. Il pm Gallo, dunque, vuole far riaprire il procedimento basandosi sul fatto che la interpretazione data dal gup non lo soddisfa e ne chiede una rilettura nel ricorso che è stato presentato il 18 aprile scorso.LE ACCUSE. Secondo il pm, rivolgendosi a un legale di una coop edilizia, il primo cittadino lo avrebbe illecitamente indotto ad affidare dei lavori per la ricostruzione post-terremoto 2009 di alcuni palazzi a Pettino a una ditta, senza però riuscirci, quindi il reato sarebbe stato solo tentato. La seconda ipotesi di reato consisteva su una sollecitazione al funzionario comunale De Carolis, a favore del nulla osta per la liquidazione di tre Sal (stati di avanzamento lavori) per ristrutturare un altro condominio. Il funzionario era andato sotto inchiesta per avere aderito alla richiesta. INTERCETTAZIONI. Dalle intercettazioni si evince come il sindaco sapesse, o perlomeno, immaginasse, di essere intercettato. E nel corso delle conversazioni emerge come il primo cittadino sia molto contrariato per il tipo di contestazione a lui mossa. Gli sembra infatti assurdo il sospetto di voler aiutare illecitamente a tutti i costi un'impresa solo per aver sollecitato l'avvio di lavori per la ricostruzione, cosa che, a suo avviso, era un dovere per evitare lo stallo troppo prolungato di lavori che ancora oggi sono lontani dalla fine. Un altro aspetto che suscita sorpresa è il fatto che negli atti, quando si fa riferimento a intercettazioni inerenti al sindaco, lo si indichi con un nome diverso da quello suo come se fosse sotto copertura. Lo stesso sindaco, inoltre, risulta contrariato dopo che iniziali ipotesi accusatorie, poi finite nel nulla, lo vedessero il combutta con l'imprenditore Eliseo Iannini per dei lavori fatti nella sua abitazione collegandoli al fatto che Iannini è colui che fece i lavori per la metro di superficie, mai entrata in funzione. Iannini, per questa vicenda, è in causa con il Comune. Ma questa ipotesi di reato, di cui si doleva il sindaco, venne subito archiviata dopo indagini molto approfondite che non approdarono a nulla. Sempre a proposito di intercettazioni c'è anche un curioso equivoco che nelle conversazioni, dove le voci si sovrappongono, può capitare: si equivocò la parola "regali", che faceva pensare a qualcosa meritevole di approfondimento con "legali", che poi era quella giusta, e non preludeva a nulla.